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mercoledì 31 luglio 2013

Vangelo Lc 18,24b-30

In quel tempo. Il signore Gesù disse: <Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. E' più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare ne regno di Dio!>. Quelli che ascoltavano dissero: <E chi può essere salvato?>. Rispose: <Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio>. Pietro allora disse: <In verità io vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà>.

Commento da laico


Cari amici. Noi tutti conosciamo questo passo del Vangelo di San Luca, un passo in cui nostro Signore ci indica qual deve essere la meta a cui dobbiamo aspirare nella nostra vita ossia il regno di Dio, se però ciò che teniamo nel nostro cuore non è Dio e il nostro cuore è occupato da altro o dalla volontà di raggiungere altro allora in esso non vi è più spazio per Dio. Quando una persona pensa solo alla ricchezza per soddisfare ogni desiderio o peggio ancora pensa alla ricchezza fine a se stessa come può esserci spazio per altre cose come l'affetto verso le persone o la ricerca del divino? E' impossibile.
Lo stesso dicasi per altre concupiscenze, ossia il bramare ardentemente e soltanto altre cose come sesso, potere, prestigio e persino la conoscenza.
Il diritto alla giusta proprietà non è negato dato che l'uomo essendo si fatto di anima ma anche di materia, ha delle necessità anche materiali, se fossimo noi uomini fatti di spirito come gli angeli non avremmo queste necessità, ma dato che in questa vita non lo siamo ancora è illogico pensare che possiamo vivere di nulla.
La stessa legge donataci da Dio sotto la specie dei comandamenti:

7- Non rubare
10- Non desiderare la casa del tuo prossimo... né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.
Sanciscono quella che è la separazione della proprietà di un singolo individuo
Essere ricco di beni materiali non significa essere condannato e povero salvato.
Ci sono stati Grandi Re che sono diventati santi come Santo Stefano I d'Ungheria o San Luigi IX di Francia, i quali pur essendo Re e quindi in possesso di grandi ricchezze hanno saputo non solo vivere da cristiani cercando di fare il bene ma anche amministrare bene tali ricchezze, con moderazione e senza lasciarsi andare alla mondanità scialacquandole o all'accumulo fine a se stesso.
Allo stesso modo ci sono dei poveri che sono grandi delinquenti e i fatti di cronaca recenti ci hanno dato degli esempi: Mada Kabobo che uccide a picconate 3 innocenti, li deruba e si finge pazzo. nel cuore di costui non c'è Dio ma solo il desiderio di denaro e ricchezza. 
Esistono quindi sia persone ricche mondane (che ricercano solo i piaceri terreni) ma anche persone ricche e spirituali ; esistono poveri spirituali come esistono poveri mondani.


Accade spesso, specialmente negli ultimi tempi, che alcune persone con malizia e con doppio fine ripetano questa frase "E' più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare ne regno di Dio!" ai Cristiani come a voler dire "Dovete dar via tutto ciò che avete!", proprio come nel Vangelo secondo Giovanni 12,1-11 allo stesso modo Giuda Iscariota disse: "Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento danari per poi darli ai poveri?" poiché era ladro e teneva la cassa; Gesù però rispose: "Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me".
In ugual maniera persone potenti che odiano la Chiesa fomentano le masse cercando di fare loro questa frase del Signore, non perché siano interessati ai poveri ma perché essi sanno bene che una Chiesa non autosufficente nei mezzi materiali, proprio come le persone, sarebbe costretta a dipendere da loro e in tal se Essa volesse sopravvivere dovrebbe fare tutto ciò che questi potenti le chiederebbero di fare, incluso cambiare la proprio dottrina.
Si avrebbe quindi una Chiesa non più Sposa e serva di Dio ma soltanto un'organizzazione puramente umana, secolare, succube di un potentato Laicista che è ne più ne meno ciò che accade con la Chiesa Anglicana e alcune confessioni protestanti.
E' giusto sì avere una Chiesa povera (che eviti certi eccessi del passato) e che utilizzi una parte delle proprie ricchezze per le opere di bene ma non pauperista come qualche post-conciliarista, vorrebbe strizzando l'occhio al comunismo (condannato nella Divini Redmptoris di Pio XII nel 1937) e che brama in cuor suo la distruzione della Chiesa come la conosciamo.
Citando Don Camillo in questo breve filmato:
"La povertà è una disgrazia non un merito! Non basta essere poveri per essere giusti e non è detto che tutti i ricchi siano ingiusti!"

Quando qualcuno povero o ricco,con voce maliziosa vi chiederà: 

"Il vostro Dio vi dice che è più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare ne regno di Dio! Dovresti dar via tutte le tue ricchezze!"

Voi rispondetegli: 
"Dovrei darle tutte via? Magari a te? Poi cosa farò quando non avrò nulla? Li sfamerai tu i miei figli? 
Se tu vuoi tanto le miei cose saresti più sincero se me le rubassi!".
Se a dirlo fosse una persona povera magari potrebbe essere si bisognoso oppure ignorante (nel senso che non conosce bene la dottrina sociale) oppure ancora una persona che vuole sempre vivere sulle spalle degli altri e che brama solo la ricchezza facile (povero mondano)
Se a dirlo fosse un ricco quasi sicuramente è una persona che parla in modo ipocrita per proprio tornaconto o peggio ancora è una persona che vorrebbe farvi diventare dei poveri indigenti e mondani sicché dipendiate solo da lui divenendo DE FACTO suoi schiavi.

Un saluto a tutti voi cari amici.
Riccardo Ing









sabato 27 luglio 2013

LA SESIUS TAX

DI EUGENIO BENETAZZO
eugeniobenetazzo.com

Tutto ebbe inizio nel 1958 quando Angelina Merlin, ostile maestra padovana e senatrice socialista intollerante dell'ipocrisia cristiana che consentiva ai maschi dell'epoca la frequentazione delle case chiuse, forte della sua idilliaca vocazione nel difendere i soggetti più deboli (leggasi allora le donne), si fece portavoce ed autrice della infelice Legge Merlin per l'abolizione della prostituzione. Sono passati più di cinquant'anni e sono nel frattempo cambiati anche molti costumi e punti di riferimento per il nostro tessuto sociale, a distanza di così tanto tempo una riflessione è pertanto dovuta.

Se l'obiettivo della legge e della senatrice era quello di scoraggiare il meretricio e i suoi potenziali clienti, allora possiamo dire che il fallimento legislativo è plateale. Sino a prima dell'arrivo della Merlin, in Italia, intesa come denominazione geografica, la prostituzione è sempre stata regolamentata e consentita, andando dall'Antica Roma sino al Regno delle Due Sicilie, quest'ultimo che con grande lungimiranza aveva addirittura previsto il rilascio di una patente o concessione reale per l'esercizio della professione, se così possiamo chiamarla. 

Il fenomeno della prostituzione in Italia è ormai privo di qualsiasi controllo grazie ad una legge tanto obsoleta quanto ridicola per l'epoca in cui stiamo vivendo. Tanto per dare alcuni numeri in Italia si stimano essere operative oltre 70 mila prostitute, la maggior parte delle quali esercita in strada o in luoghi pubblici (65%). Circa 20 mila sono straniere, soprattutto di etnia africana e slava. Il parco clienti è stimato in nove milioni di maschi, il che significa che ai fini statistici quasi un maschio su due è un potenziale cliente, considerando una popolazione maschile tra i 15 ed i 65 anni di quasi 20 milioni. Il dato che pochi invece soppesano adeguatamente è la percentuale di donne vittima del racket della prostituzione, vale a dire il 10%, questo significa che la quasi totalità (il restante 90%) sceglie liberamente di prostituirsi per i più vari motivi. Uno di questi probabilmente è rappresentato dalle aspettative di reddito, che può andare dai 3.000 agli oltre 10.000 euro mensili. Tax free naturalmente. In Italia, infatti, non è considerato reato la vendita del proprio corpo, mentre lo è lo sfruttamento del corpo altrui anche se in ambiente organizzato. Questa assurdo quadro legislativo ha permesso proprio la mercificazione corporale nelle strade oltre che nelle case, tuttavia in piena clandestinità.

Eppure la prostituzIone non è illegale in gran parte dell'Europa, ogni singolo stato cerca invece di punire le varie forme di sfruttamento, favoreggiamento ed induzione, nella speranza che questo renda più difficile il prostituirsi. L'era dei social network con tutte le loro potenzialità, unita alle risorse tecnologiche degli smart phone, ha letteralmente creato un effetto over boost all'intero settore del sesso a pagamento. Oggi infatti non vengono considerati e nemmeno normati severamente fenomeni di nuova generazione come il sexting (l'invio di immagini sessuali esplicite, principalmente tramite dispositivi di telefonia mobile, ma anche tramite altri mezzi informatici) che rappresentano nuove forme di microprostituzione. Le foto ed i video servono per pure finalità di marketing nell'intento di adescare nuovi potenziali clienti a cui erogare successivamente prestazioni sessuali complete. Deve fare rabbrividire per chi è un giovane padre sapere che l'ambiente in cui si svolgono tali incontri è nella stragrande maggioranza dei casi la scuola pubblica. Personalmente ho in più occasioni esplicitato la necessità di istituzionalizzare e tassare la prostituzione, stimando un gettito fiscale compreso tra i 10 e i 15 miliardi annui. 

La mia personale proposta è la S.E.S.I.U.S. Tax intesa come acronomo di Soggetti Erogatori di Servizi di Intrattenimento e di Utilità Sociale, riferendosi tanto a chi si prostituisce (maschi e femmine) in modalità convenzionale quanto a chi si rivolge a un pubblico dedicato o di nicchia pensiamo ad esempio alle escort di lusso. La Sesius Tax è concepita come una licenza amministrativa che prevede, a pagamento, un rinnovo annuo in base alla tipologia di attività di intrattenimento sessuale che si desidera esercitare: in questo modo eventuali fenomeni di repressione o l'attività sanzionatoria diventano di facile ed intuibile implementazione. I vantaggi e benefici per la collettività si possono identificare su tre diversi steps: monitoraggio sanitario (ogni intestatario di licenza deve effettuare periodicamente accurati controlli medici), sicurezza pubblica (chi decide di esercitare sulla strada può stazionare solo in prossimità di un parchimetro come è già stato introdotto ad esempio nella città di Bonn) ed infine un aumento del gettito fiscale grazie agli introiti provenienti dai rinnovi annui. Il vantaggio della licenza al posto dell'obbligo di rilascio di una ricevuta fiscale per ogni prestazione ha lo scopo di evitare fenomeni di evasione fiscale più che altro dovuti a motivazioni di privacy della clientela.

Eugenio Benetazzo
Fonte: www.eugeniobenetazzo.com
Link: http://www.eugeniobenetazzo.com/licenza-di-prostituirsi.htm
27.07.2013

venerdì 26 luglio 2013

PARLIAMO UN PO' DI SISTEMI MONETARI: CRISI: STAMPARE MONETA ? MA PER FAVORE...

DI VALERIO LO MONACO
ilribelle.com

Che il Partito Democratico, ultima trasformazione di quello che una volta vantava dichiararsi partito dei lavoratori sia diventato da decenni una delle punte di lancia del liberismo e faccia parte esso stesso del problema di cui si vantava di rappresentare la soluzione, è cosa che ormai sanno anche i sassi. Ma che uno dei candidati alle primarie di qualche anno addietro, ovvero Piergiorgio Gawronski, si spenda oggi per sostenere e promuovere soluzioni keynesiane alla crisi è cosa nuova e degna di nota.
Secondo il giornalista si deve andare verso direzioni marcatamente neoliberiste. 



Beninteso, tutta l'impalcatura del dibattito attuale sui grandi media in merito alle possibili soluzioni della crisi oscilla tra le posizioni degli economisti neoliberisti e quelle dei fautori della austerity. Nessuna delle due coglie, o vuole cogliere, il dato di fondo che ha causato la crisi stessa: per trovare analisi in questo senso si deve andare a pescare tra giornalisti, economisti e intellettuali di vario genere che ovviamente non trovano posto nei media mainstream. Ciò che conta, ciò che rimane da fare per tutti quelli che sono costretti loro malgrado a occuparsi di controinformazione è dunque smontare, logica e aritmetica alla mano, le varie cialtronerie che vengono invece divulgate e diffuse (e bevute) in pompa magna in ogni dove.

Ora, facendo una estrema sintesi del pensiero che Gawronski porta in giro da tempo, sul Corriere della Sera, sul Sole 24 Ore e anche sul Fatto Quotidiano, quello che l'Italia e l'Europa dovrebbero fare è stampare moneta. 

Ciò che manca, sostiene Gawronski, non è l'offerta, ma la domanda. Non si spende più perché non c'è denaro. Elementare, si direbbe. E cosa di meglio, per alimentare la domanda, che stampare moneta? Né più né meno che quello che sta facendo la Fed da tempo. Ma soprattutto - e la citazione dello stesso giornalista non è casuale - quello che sta facendo il Giappone. Tokio ha registrato un rialzo del Pil senza precedenti proprio grazie alle politiche economiche eterodosse che ha adottato da tempo. E se, sempre secondo Gawronski «vendere il patrimonio pubblico non serve a nulla» è però vero che «come diciamo noi economisti keynesiani da cinque anni, si può uscire dalla crisi stampando moneta».

Ci sforziamo di sorridere per non piangere. Soprattutto perché, e in questo risiede l'aberrazione più importante, egli si lamenta di essere considerato come una sorta di rivoluzionario. Ci troviamo così di fronte alla pietosa situazione, dunque, secondo la quale gli ortodossi sarebbero quelli che vogliono continuare a battere la strada dell'austerità e della svendita del patrimonio pubblico onde pagare i debiti contratti con la speculazione, mentre gli eterodossi sarebbero quelli che spingono invece per politiche economiche folli come quelle della Fed e della Bank of Japan.

Le soluzioni sul tavolo sarebbero dunque due. Si continua sulla strada degli ultimissimi anni, dove dopo lo spostamento dei debiti dalle Banche ai bilanci degli Stati, e dunque dei cittadini, si pensa di ridurre il tutto tassando direttamente le popolazioni, oppure si passa direttamente all'illusione suprema di far stampare moneta per alimentare la domanda, far risalire i consumi e quindi continuare a far muovere il meccanismo verso la bolla successiva. Alla fine, stampa oggi e stampa domani, qualcuno inizierà pure a capire che tale moneta non vale nulla. E quando ci si accorge della cosa a livello diffuso, l'inflazione non può che andare alle stelle. Visto che la moneta costa solo la spesa della stampa, cosa volete che siano un milione di euro per un chilogrammo di pane?

Ci scrivono in redazione, sempre più spesso, con email piene di domande con il tema seguente: "ma alla fine dei conti, se per far ripartire l'economia, decidono di stampare moneta, a noi cosa importa?". Come dire: vista la situazione attuale, pur di non continuare a sprofondare, si accetterebbe anche l'illusione della moneta virtuale. Tanto cosa cambia?

Cambia molto, a dire il vero. Soprattutto per un motivo: che tale moneta, ove si decidesse di stampare a più non posso, non sarebbe "nostra". Non sarebbe dello Stato e dei cittadini, ma continuerebbe a essere di chi la emette come adesso. E dalle nostre parti ciò significa Banca Centrale Europea, ovvero una società privata posseduta dalle Banche che da questa operazione genererebbe introiti personali. 

E ancora, si solleva da più parti l'obiezione: "e a noi cosa importa? Ovvero, se pure la BCE e i suoi proprietari fanno fortune immense da questa operazione, se alla fine il denaro arriva anche all'economia reale, non è sempre forse meglio della situazione attuale?".

No, non è affatto meglio. Perché quella enorme ricchezza privata prodotta dalla creazione di denaro, finisce poi nelle tasche di pochi soggetti. In fondi di investimento enormi. In entità che poi, proprio grazie a tale potenza di fuoco, sono in grado di andare a intervenire nel mondo con attacchi speculativi e razzie di ogni tipo. È come se giorno dopo giorno, pur di continuare ad avere l'illusione di un pezzo di pane, consegnassimo loro munizioni su munizioni da usare a piacimento, quando lo ritengono opportuno, per andare a farci la guerra in ogni ambito che possa metterci in ginocchio.

Un solo dato: secondo il Global Wealth Inequality, i miliardari, nel mondo, sono circa 200 persone (o soggetti). Ebbene questi possiedono circa 2.7 trilioni. Più di quanto possiedono 3.5 miliardi di persone. E sono solo dati parziali. 

Cosa ci fanno, questi soggetti, con tale ricchezza? Guidano le politiche di ogni Paese, guidano i media, guidano la speculazione mondiale, razziano parti fisiche in ogni luogo e le comprano per sé, controllano le ultime risorse energetiche e fondamentali del pianeta stabilendo tariffe per tutti gli altri. In altre parole, comprando il mondo, e controllano le vite di ognuno di noi.

Se la stampa di moneta rimane appannaggio di pochi soggetti e non sono invece prerogativa di ogni Stato, dunque di ogni cittadino, l'illusione breve può anche andare avanti e alleviare, dal punto di vista percettivo, la crisi attuale. Ma è come se giorno dopo giorno consegnassimo loro sacche del nostro sangue.

A fronte di questa possibilità, quando non anche in accoppiata con essa, come stiamo sperimentando da anni, ci sono invece le politiche restrittive che stiamo vivendo in Europa. Ma il fatto che per ostare a queste si lasci percepire all'opinione pubblica che la strada maestra sia quella della stampa di denaro, inducendo in errore persino alcuni nostri lettori, certamente più informati di altri, è un crimine in piena regola.

Discorso differente, è ovvio, sarebbe se la creazione di moneta fosse prerogativa dello Stato, cioè dei cittadini. In quel caso lo Stato potrebbe creare moneta per quanta ne serve. Senza signoraggio. Per le sole esigenze statali di investimenti e di circolazione di beni, merci e servizi.

Ma ciò vorrebbe dire tornare a essere sovrani. Tornare a essere padroni della propria vita. E per le oligarchie finanziarie, politiche e predatrici, ciò rappresenta l'orrore allo stato puro. O si pensa davvero che esse lascino tornare libere le popolazioni senza una loro rivolta?

Fonte:
Valerio Lo Monaco>
www.ilribelle.com
23.07.2013

Facciamo un po' di satira finanziaria














Riccardo Ing

giovedì 25 luglio 2013

GIORDANO BRUNO: La sentenza fu giusta, apostata, anti-cattolico, cabalista, mago, collaboratore di ebrei anticristiani




“Giordano Bruno, il rogo dell’intelligenza“. Con questo slogan i repressi anticlericali diffondono odio e denigrazione contro la Chiesa cattolica per la morte di Giordano Bruno, presentando quest’ultimo come il più grande genio dell’umanità, il migliore filosofo dopo Platone, il primo scienziato della storia o il rappresentate culturale del Rinascimento.

Giordano Bruno venne giustiziato nel 1600 in Campo dei Fiori a Roma in seguito al verdetto di eresia pronunciato dal Tribunale dell’Inquisizione Romana. Venne processato con i metodi di coazione allora comuni e il verdetto, in conformità al diritto dell’epoca, fu inevitabilmente foriero di una morte atroce. Ovviamente questo per la Chiesa, come altri analoghi casi, costituisce certamente oggi «un motivo di profondo rammarico». Occorre tuttavia riflettere sulla storia contestualizzando i fatti senza ragionare con la mentalità odierna. Bruno venne giustiziato perché rifiutò i fondamenti cristiani su cui era basata l’intera società, la morte dell’eretico era ritenuta una forma estrema di difesa. L’apparato ecclesiastico sentì necessario questo intervento per la sopravvivenza stessa della società.

Occorre tuttavia l’onestà intellettuale di affrontare i fatti in modo onesto e non ideologico. Bruno non c’entrava nulla con il pensiero razionale, non era  paladino del mondo scientifico né tanto meno di quello filosofico. Come ha spiegato lo studioso di storia delle religioni Mircea Eliade, «se Giordano Bruno accolse con tanto entusiasmo le scoperte di Copernico, fu anche perché riteneva che l’eliocentrismo avesse un profondo significato religioso e magico; quando si trovava in Inghilterra Bruno profetizzò il ritorno imminente della religione magica degli antichi Egizi quale veniva descritta nell’Asclepius. Bruno interpretava lo schema copernicano come il geroglifico dei misteri divini» (M. Eliade, “Storia delle credenze e delle idee religiose“, Bur, vol.III, p. 279).

Bruno, come abbiamo già avuto modo di far notare, era uno dei tanti maghi del Cinquecento che credeva agli oroscopi e al determinismo delle stelle, e che vide nell’eliocentrismo non una dottrina scientifica, un fatto astronomico, ma la conferma della sua visione magica, astrologica, che contemplava una eliolatria animista di stampo egizio.

Ne ha parlato recentemente il volume “Giordano Bruno” (Fazi 2013), scritto da Bertrand Levergeois,  che lo definisce un “cabbalista”. Bruno è autore del De vinculis, scritto dopo una vita d’immersione a fondo nelle tradizioni magiche e occulte. Con il volume, secondo la recensione apparsa su Italia Oggi, si propone d’illustrare le tecniche per manipolare i singoli e le masse, individui come popoli interi, un’arte così nera e gaglioffa che «per comprenderla e valorizzarla», scrive Ioan P. Couliano in Eros e magia nel Rinascimento (Il Saggiatore 1989), «bisognerebbe essere al corrente dell’attività dei diversi trust, dei vari ministeri della propaganda. Aiuterebbe poter dare un’occhiata nei manuali delle scuole di spionaggio. Il mago del De vinculis in genere è il prototipo dei sistemi impersonali dei mass media, della manipolazione globale e della censura indiretta, il prototipo dei vari brain trusts che esercitano il loro controllo occulto sulle masse occidentali».

Bruno è un cacciatore d’anime. Crea vincoli e accende prodigi. La magia di Bruno è detta erotica per le passioni che ha lo scopo di suscitare e per i mezzi di cui si vale per vincolare il prossimo suo. Altro che amarlo, come gli hanno insegnato in seminario.

Fonte: http://www.uccronline.it/

martedì 23 luglio 2013

Vangelo Gv 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Commento da laico

Cari amici. In questo passo Gesù ci ricorda qual'è il cuore della dottrina donataci da Dio Padre: esiste una sola verità, una sola via da seguire per la salvezza e questa via è traccia da Gesù Cristo. Chi ha ricevuto la conoscenza che è lui l'unico vero Dio e si ostina a non crede nella sua divinità, costui è escluso dal regno dei cieli. Chi è con lui e segue la dottrina sarà salvato, chi non crederà sarà condannato.
Oggi giorno però si è insinuato in parte anche all'interno della Chiesa stessa una sorta di dogma di chiara matrice protestante secondo cui, alla fine la salvezza è per tutti a prescindere: non bisogna preoccuparsi, va sempre tutto bene, ecc...
In un'altra occasione Gesù è stato ancora più esplicito: "chi non è con me è contro di me" (Matteo 12,30)
Purtroppo la realtà non solo della dottrina ma anche delle cose è diversa: viviamo sempre più in un mondo in cui si rifiuta Dio per fare ciò che si vuole e quando non lo si rifiuta, semplicemente non ci si pone il problema di ciò che è giusto o sbagliato. Tutto ciò, da un punto di vista puramente terreno può sembrare bello e allettante ad un primo impatto, però si tratta di una finta libertà poiché, se anche uno pensa di essere libero da vincoli, diviene schiavo dei propri istinti, diviene un bruto, un animale e come tale può essere dominato da chi è più forte di lui o più astuto ed intelligente.
A questo punto divengono chiaro il disegno e le vere intenzioni di chi purtroppo dirige la società nell'età contemporanea: dare l'illusione della libertà, dare una finta libertà per dominare al posto di Dio.
In questo dobbiamo rimanere vigili e ricordarci ogni giorno del dono che il Signore ci ha fatto indicandoci il cammino e tutto il resto ci sarà donato in aggiunta.

Riccardo Ing

lunedì 22 luglio 2013

DETROIT IN BANCAROTTA, MODELLO DI FALLIMENTO ANCHE PER L'EUROPA ?

DI LORETTA NAPOLEONI
ilfattoquotidiano.it

La culla del capitalismo industriale americano, la città dove il leggendario Henry Ford aveva iniziato a produrre l’automobile, quella che faceva invidia a mezza America, ha dichiarato questa settimana bancarotta. Un tempo il quarto comune più grande d’America, oggi Detroit è popolata da poco meno di 700 mila persone, sulle quali grava un debito di 18 miliardi di dollari. Secondo le stime entro il 2017 questo avrebbe assorbito il 65 per cento delle entrate della città, da qui la decisione di non trascinarlo ulteriormente nel tempo; in altre parole: la bancarotta era l’unica soluzione per evitare la popolazione si trovasse presto a dover vivere in condizioni simili a quelle dei paesi più poveri del terzo mondo.


Detroit non è la prima città a fallire usufruendo del sistema statunitense Chapter 9, che permette una ristrutturazione del debito prima del fallimento definitivo. Dal 1954 ben 60 città americane hanno utilizzato questa legislazione, di queste 29 sono riuscite a salvarsi prima di arrivare alla ristrutturazione fallimentare. Ma Detroit è il comune più grande ed importante tra tutti questi. Un tempo, nei gloriosi anni Cinquanta, ci vivevano un milione e 800 mila persone e la città ospitava i marchi di automobili più importanti come la Ford e la Chrysler. Oggi assomiglia ad una landa metropolitana desolata, dove un’autoambulanza impiega 58 minuti ad arrivare (due volte la media americana) il numero degli omicidi (48 l’anno) è il secondo più alto d’America e tre quarti delle abitazioni sono abbandonate.

E’ da 60 anni che la città è in declino, ma è dall’inizio della recessione del 2007 che questo ha subito una grossa accelerazione (dal 2007 al 2011 il numero dei poveri è salito del 36,2 per cento). Eppure soltanto questa settimana ce ne siamo accorti, quando la notizia della bancarotta ha fatto il giro del mondo ed ha occupato le prime pagine dei giornali. Perché? facile rispondere, ciò che sta succedendo a Detroit potrebbe ripetersi altrove ed il modo in cui questo fallimento verrà gestito potrebbe diventare un modello applicabile altrove.

Nella procedura legale dei fallimenti americani non si parla di municipalità, non esistono regole, ad esempio, per stabilire quali creditori hanno la priorità rispetto agli altri, lo stesso vale per i fallimenti dei paesi membri dell’Unione Europa. L’idea che un organo statale o lo stato stesso fallisca sembra un controsenso. Ma la differenza tra un’azienda ed un comune è minuscola: le obbligazioni prodotte dai comuni sono garantite dal gettito fiscale (quelle dell’impresa dalle entrate) ma se questo si dimezza, come è avvenuto a Detroit, quali sono le garanzie per i creditori? I beni pubblici? Per l’azienda la risposta è facile – ci si può rivalere sui beni del proprietario- per il comune invece non c’è alcuna regola.

Tutte domande, dunque, alle quali bisognerà rispondere, e da queste risposte dipende anche il mercato delle obbligazioni municipali, che negli Stati Uniti ammonta a 3 mila e 700 miliardi di dollari, una cifra da capogiro. A seconda di come verrà ristrutturato il debito di Detroit questa montagna di cambiali potrebbe crollare e creare il panico tra i sottoscrittori, tra cui i fondi pensione degli americani.

Sono stati proprio quelli degli ex operai dell’industria automobilistica a rifiutare l’offerta del comune di Detroit di pagare per ogni dollaro di debito un centesimo. I sindacati temono che i pensionati vedano svanire le pensioni e quindi tengono duro, ma senza l’intervento del governo federale sarà impossibile garantire i 30 o 40 centesimi per dollaro che il comune ha pagato fino ad ora.

In fondo le domande relative al debito gigantesco della città di Detroit non sono poi così diverse da quelle che gli europei si pongono nei confronti della gestione del debito dei paesi della periferia di Eurolandia, chi lo garantisce in ultima istanza? La municipalità o gli stati membri? Oppure l’organismo sovranazionale di cui entrambi fanno parte? Ed è possibile che sotto certi aspetti Detroit in bancarotta diventi un modello di fallimento anche per il Vecchio continente.

Loretta Napoleoni
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
Link: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/20/detroit-in-bancarotta-modello-di-fallimento-anche-per-leuropa/661766/

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giovedì 18 luglio 2013

I NUOVI COMANDAMENTI DELLA RELIGIONE CIVILE


  1. Non avrai altro Dio all'infuori di successo, vizi, menzogna, sesso, tolleranza di ogni cosa e depravazione.
  2. Non nominare le parole peccato, errore e male invano.
  3. Ricordati di diffamare chi osa ostacolarti.
  4. Dalla famiglia cancella il Padre e la Madre.
  5. I deboli e i nemici li devi uccidere.
  6. Induci anche i piccoli a commettere atti impuri con i grandi
  7. Ruba a chiunque qualunque cosa poichè tutto e di tutti e di nessuno.
  8. La verità non esiste e quindi tutto ciò che dici sarà vero.
  9. Desidera e prenditi la donna e l'uomo d'altri.
  10. Desidera e prendi tutto ciò che hanno gli altri.
Cari amici. Ciò che ho scritto non è solo una provocazione, magari lo fosse! E' il decalogo che si va a delineare nella società per le persone comuni e solo per esse. La moralità e la virtù per pochi eletti, disastro, anarchia e inferno per tutti gli altri.

Riccardo Ing

mercoledì 17 luglio 2013

LA VERITA' NASCOSTA: COLPO DI STATO IN AMERICA

DI PAUL CRAIG ROBERTS
globalresearch.ca

“Gli americani hanno subito un colpo di stato, anche se esitano ad ammetterlo. Il regime di Washington manca di legittimità costituzionale e giuridica. Gli americani sono attualmente governati da usurpatori secondo i quali l’esecutivo è al di sopra della legge e che la Costituzione americana è né più né meno che carta straccia.”

Un governo non costituzionale è un governo illegittimo. I giuramenti di fedeltà comprendono la difesa della Costituzione “contro ogni nemico, straniero e interno”. Come vollero ben sottolineare i Padri Fondatori, il principale nemico è il governo stesso. Al potere non piacciono vincoli e restrizioni e fa di tutto, sempre, per liberarsi da questi “lacci”.

Alla base del regime di Washington c’è usurpazione di potere. Il Regime Obama, come quello passato Bush/Cheney, non è legittimo. Gli Americani sono governati da un potere che comanda non in forza del diritto e della Costituzione, ma con le menzogne e la forza bruta. Quelli che oggi sono al potere considerano la Costituzione solo una “catena che gli tiene le mani legate”.

Rispetto all’attuale regime americano, erano più legittimati: il regime dell’apartheid in Sudafrica, il regime dell’apartheid israeliano nei territori Palestinesi, il regime Talebano e persino i regimi di Muhammar Gaddafi e Saddam Hussein.

L’unica difesa costituzionale che i regimi Bush/Obama hanno lasciato è il Secondo Emendamento, un emendamento perfettamente inutile che prevede la differenza di armamenti tra Washington e il cittadino comune. Nessun cittadino con un fucile in mano può proteggere se stesso e la sua famiglia da uno dei 2,700 blindati del Dipartimento della Difesa Nazionale, o da un drone, o da una pattuglia SWAT con uniformi antiproiettile.

Come i servi della gleba nei secoli più oscuri della storia, i cittadini americani possono essere prelevati, dietro ordine di un funzionario sconosciuto dell’esecutivo, e sbattuto in prigione, sottoposto a tortura, senza prove accusatorie presentate davanti a un regolare tribunale e senza alcuna informazione alla famiglia di dove sia e perché si trovi lì. O possono ritrovarsi inspiegabilmente in una lista di persone a cui sono impediti viaggi in aereo.

Ogni comunicazione di ogni americano, escluse le conversazioni dal vivo in ambienti senza cimici, è intercettata e registrata dalla National Security “Stasi” Agency, che può mettere insieme parole e frasi e produrre un “terrorista interno”.

Se sbattere in prigione un cittadino americano risulta troppo faticoso, il cittadino può sempre essere fatto saltare in aria con un missile sparato da un drone. Senza nessuna spiegazione. Per il tiranno Obama quel cittadino era solo un nome su una lista.

Il Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che sta esercitando queste prerogative proibite dalla Costituzione, e che il suo regime le ha usate per perseguitare e uccidere cittadini americani. La sua rivendicazione di essere al di sopra della legge e della Costituzione è di pubblico dominio. Eppure, non c’è stata ancora alcuna richiesta d'impeachment. Il Congresso si è messo a tappetino. I servi obbediscono ai comandi.

Le persone che hanno contribuito a trasformare un presidente democraticamente eletto in un Cesare comprendono John Yoo, ricompensato per il suo tradimento con la nomina a professore di giurisprudenza all’Università della California, Berkeley(Scuola di Legge di Boalt), il compagno di tradimento di Yoo, Jay Scott Bybee, ricompensato per il suo tradimento con la nomina a giudice federale nella Corte d’Appello del Nono Distretto Giudiziario. Quindi, ora abbiamo un professore di legge che insegna e un giudice federale che sentenzia che l’esecutivo e’ al di sopra della legge.

Il colpo di stato dell’esecutivo in America ha avuto successo. Il punto è: quanto durerà? Oggi l’esecutivo è fatto di bugiardi, criminali e traditori. Tutto il male del mondo pare concentrarsi in Washington.

La risposta di Washington alle prove fornite da Edward Snowden che Washington, contravvenendo a tutte le leggi nazionali e internazionali, stia spiando il mondo intero, ha dimostrato a ogni paese che il principio di vendetta, per il regime americano, è al di sopra della legge e dei diritti umani.

Dietro preciso ordine degli USA, gli stati-fantoccio dell’Europa hanno negato il permesso di volo all’aereo di linea che trasportava il presidente della Bolivia, Morales, costringendolo ad atterrare in Austria e a subire una perquisizione.

Washington ha pensato a bordo di quell'aereo poteva esserci Edward Snowden. E catturare Snowden, per Washington, era più importante del rispetto delle leggi internazionali e delle immunità diplomatiche.

Quanto ci vorrà ancora prima che Washington ordini al suo “pupazzo” inglese di mandare una pattuglia SWAT a prelevare Julian Assange dall'ambasciata ecuadoregna a Londra e consegnarlo alla CIA per sottoporlo a una bella seduta di “waterboarding”? (tortura dell'acqua, è una forma di tortura consistente nell'immobilizzare un individuo in modo che i piedi si trovino più in alto della testa, e versargli acqua sulla faccia). Il 12 Luglio Snowden si è incontrato ha incontrato all'aeroporto di Mosca con organizzazioni per i diritti umani da tutto il mondo. Ha affermato che i poteri illegali esercitati da Washington gli impediscono di andare nei tre paesi latino-americani che gli hanno offerto asilo. Snowden, quindi, ha accettato le condizioni poste dal Presidente russo Putin e ha chiesto asilo alla Russia.

Gli americani spensierati o troppo giovani forse non sanno cosa significhi questo: in tutta la mia vita professionale ho sempre saputo che erano i Russi a perseguitare i ribelli, mentre era l’America quella che offriva asilo politico. Oggi invece è Washington che perseguita e la Russia che protegge…

L’opinione pubblica americana, questa volta, non ha creduto alla balla del governo che ‘Snowden è un traditore’. I sondaggi di opinione indicano chiaramente che la maggioranza degli americani vede in Snowden uno che finalmente ha vuotato il sacco. Non sono gli Stati Uniti a essere danneggiati dalle sue rivelazioni. Sono invece quegli elementi criminali all'interno del governo che hanno sferrato un colpo alla democrazia e alla Costituzione ad aver danneggiato il popolo americano. Non e’ il popolo che chiede lo scalpo di Snowden, ma quei criminali che si sono impossessati illegalmente del potere.

Il Regime Obama, come quello Bush/Cheney, non è legittimo. Gli Americani sono governati da un potere che comanda non in forza del diritto e della Costituzione, ma con le menzogne e la forza bruta.

Nel regime tirannico di Obama, non è solo Snowden a essere bersaglio di sterminio, ma ogni Americano sincero che vive nel paese. Il capo della Sicurezza Nazionale, Janet Boss, ricompensata per la sua fedeltà alla tirannia con la nomina a Cancelliere del sistema universitario della California, ha affermato che la Sicurezza Nazionale ha spostato la sua attenzione dai terroristi musulmani agli “estremisti interni”, un termine piuttosto elastico che può comprendere in qualsiasi momento anche persone corrette, come Bradley Manning e Edward Snowden, persone che mettono in imbarazzo il governo rivelando i suoi crimini. I criminali che hanno preso il potere a Washington non potranno durare a lungo, a meno che non sia totalmente rimosso il concetto di “verità” o anche solo rinominato “tradimento.”.

Se gli Americani acconsentono o tollerano questo colpo di stato, allora si preparino a sprofondare ben presto nel pozzo della tirannia.

Paul Craig Roberts, ex Assistente del Ministro del Tesoro degli Stati Uniti e Editore Associato del Wall Street Journal; ha tenuto diverse lezioni universitarie. Scrive regolarmente per Global Research

Fonte: www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/the-unspoken-truth-coup-detat-in-america/5342691
14.07.2013

martedì 16 luglio 2013

Vangelo Mt 22,15-22

In quel tempo. I farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo il Signore Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: <<Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non ha soggezione id alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, dì a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?>>. Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: <<Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tribuno>>. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò  loro: <<Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?>>. Gli risposero: <<Di Cesare>>. Allora disse loro: <<Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio>>. A queste parole rimasero meravigliati, lo lasciarono e se ne andarono.

Commento come laico

Cari amici. E' sicuramente uno degli aforismi più famosi "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio", enunciato di nostro Signore che è diventato uno dei capi saldi del pensiero Giudaico-Cristiano da due millenni sino ad oggi e che oltretutto è divenuto il primo postulato della laicità a prescindere dalla propria confessione religioso, ateismo incluso.
Nel Vangelo nostro Signore non nega quello che è l'organizzazione sociale e il funzionamento dello stato (l'Impero Romano) al quel tempo,  pone però l'accento sul non usare la religione come pretesto e/o strumento di affaristica: sappiamo bene che in quei tempi i farisei la massima autorità politica e religiosa del popolo ebraico, non riconoscendo la sconfitta propria militare ne la vittoria dei romani e i conseguenti tributi da versare utilizzavano spesso la religione sia per giustificare il non dovuto riconoscimento della sconfitta in quanto popolo eletto da Dio sia per garantire l'egemonia di pensiero spesso distorcendo e modificando la tradizione mosaica in loro favore tramite lo sviluppo del Talmud Babilonese che più volte Gesù denunciò come falsa tradizione.

Oggi giorno però è innegabile un eccesso in senso opposto. Sentiamo spesso ripetere da parte di laicisti (che non significa laici), "date Cesare quello che è di Cesare" quasi a voler rinfacciare ai credenti l'obbligo di cedere il passo di fronte al progresso e a voler rendere questo presunto progresso immune da ogni critica o giudizio.

Oltre tutto vien da sorridere quando i laicisti in questione sono anche esponenti di ateismo che, pur strombazzando tanto sia la non autenticità della Bibbia sia l'assenza di ogni elemento divino nelle scritture, utilizzino questa frase per giustificare certe istanze.
Istanze che oramai sono diventate vere e proprie invasioni di campo senza mai ammettere la volontà di porre il primato ad una certa politica che DE FACTO diviene religione civile.
Eccone un esempio recente:
http://www.secoloditalia.it/2013/07/gay-pride-senza-vergogna-scene-hard-proiettate-sulla-cattedrale-di-palermo-la-curia-attacca-il-comune/
Lo possiamo vedere con i nostri occhi in Italia ma soprattutto all'estero con questa "persecuzione bianca" nei confronti dei cristiani di varie confessioni:
  • Persecuzione perché lo è nella pratica
  • Bianca perché non è volutamente dichiarata dai persecutori
I temi della persecuzione spaziano a tutto campo in quelli dei cosiddetti diritti civili, alla possibilità di critica e opinione e in una certa misura anche in campo economico.
Cosa fare?
E' giusto reagire secondo ciò che la convivenza civile consente per riportare equilibrio e armonia nella società tenendo presente il primato che la legge divina ha in ognuno di noi poiché, come ha ribadito il Santo Padre, non possiamo essere cristiani ed avere una morale cristiana solamente nei luoghi di culto ma in ogni momento della nostra vita. 
Non si può accettare compromessi con il male e l'essere cristiano significa:
  • Tolleranza per chi sbaglia
  • Ma intolleranza per il peccato, l'errore e il male
Riccardo Ing.

venerdì 12 luglio 2013

Riti d’iniziazione e riti di umiliazione

di Francesco Lamendola - 03/07/2013

Gli antropologi ci spiegano che i riti d’iniziazione sono, presso i popoli cosiddetti primitivi – che non sempre lo sono, poi, sul piano spirituale – quei riti che segnano il passaggio da uno stato sociale a un altro, ad esempio dall'infanzia alla maturità. Consistono di prove fisiche, basate sul coraggio e sulla capacità di sopportazione del dolore, accompagnate dalla trasmissione orale di un sapere segreto, da parte dello sciamano. Solo dopo averle superate il bambino non è più tale, ma viene riconosciuto da tutti come un nuovo membro adulto della comunità.
Anche i popoli europei, anticamente, possedevano riti d’iniziazione. Questi sopravvissero per un certo tempo nelle religioni misteriche, dove erano praticati non più da tutti i membri della comunità, ma soltanto dai seguaci di una determinata religione segreta, o meglio di una religione con risvolti segreti, riservati – cioè – appunto ai soli iniziati. Poi scomparvero anch'essi.
Un’ultima eco, sbiadita e pressoché irriconoscibile, dei riti d’iniziazione, si è conservata ancora per qualche secolo in taluni ambiti “profani”, ad esempio nel mondo della marineria e in quello delle associazioni criminali. Nel mondo della marineria esisteva, ad esempio, il rito di attraversamento dell’Equatore: il marinaio novellino che per la prima volta varcava l’Equatore a bordo di un veliero, doveva sottoporsi a una serie di rudi scherzi e di pesanti cerimonie, al termine dei quali diventava un marinaio “adulto” come tutti gli altri.
Anche nell'esercito, quando esso era “di leva”, esistevano dei riti d’iniziazione, a dire il vero già fortemente mescolati con quelli di umiliazione. Il sottoscritto, che ha fatto l’alpino, quando giunse nella caserma di destinazione finale, dopo il mese di addestramento preliminare, si vide offrire, come a tutti i suoi commilitoni dello stesso “scaglione”, un pezzetto di formaggio: mangiandolo, avrebbe riconosciuto la sua qualità di “topo”, cioè di novellino totalmente sottomesso nei confronti degli ”anziani”, cioè i compagni ormai prossimi al congedo (il sottoscritto, però, non accettò di subire la cerimonia, pur conscio delle possibili conseguenze).
I riti di umiliazione, se ci è lecito adoperare questa espressione non riconosciuta dagli antropologi, sono tutta un’altra cosa, eppure presentano qualche somiglianza esteriore con i primi. Innanzitutto sono riti, cioè atti rispondenti a una sorta di liturgia, che acquistano il loro significato dall’insieme della cerimonia e che hanno un valore fortemente simbolico, che va decifrato, perché trascende le semplici apparenze, e che il profano non potrebbe capire. In quanto tali, inoltre, possiedono una certa solennità e devono svolgersi secondo formule fisse; inoltre, devono far parte di un contesto “sacro”, nel senso di distinto dal mondo “di fuori”. Poi, non bisogna giudicarli da quello che sembrano, ma da quello che simboleggiano: e, per comprendere tale aspetto, bisogna possedere la giusta chiave per decifrarli.
La diversità nasce dal fatto che l’umiliazione, nei ”normali” riti iniziatici, non è presente, o, se lo è, lo è in quanto parte di un tutto, che trova il suo significato in un orizzonte di senso il cui scopo è la promozione dell’individuo a un livello superiore al precedente, non inferiore: per cui non vi è affatto retrocessione, mortificazione o umiliazione nel senso corrente della parola, ma, semmai, inibizione della dimensione infantile o profana, sentita come “inferiore”. In un rito di umiliazione, viceversa, l’umiliazione è sia il mezzo, sia, soprattutto, lo scopo della cerimonia: quel che si vuole ottenere è la degradazione e, per mezzo di essa, la sottomissione dell’individuo ad una istituzione o ad un potere percepiti e riconosciuti come “superiori”.
Ebbene, un tipico rito di umiliazione dei nostri giorni è, in ambito politico, la cerimonia della kippah. Vi sono degli uomini politici che, per quanto eletti dal popolo sovrano o designati da una autorità legittima a ricoprire importanti cariche istituzionali, come quella di capo del governo, non si sentono veramente tali fino a quando non siano corsi in Israele per mettersi in testa la kippah e per inginocchiarsi davanti agli altari della nuova religione mondiale dell’Olocausto (cosa che non ha nulla a che fare con la sincera, intima commozione che qualunque essere umano non può non provare al pensiero di quella tragedia storica). È come se, prima di sottoporsi a un tale atto, si considerassero semplicemente “in prova”, e solo al termine di esso diventassero, e fossero universalmente riconosciuti, come degli “effettivi”.
Quando un presidente del Consiglio italiano vola in Israele e si sottopone alla cerimonia di umiliazione, promettendo al governo israeliano piena e totale sottomissione, riconoscendo le sue “buone” ragioni anche davanti alle ingiustizie più evidenti nei confronti dei non-Ebrei, solo allora egli sente di aver adempiuto ai suoi doveri internazionali e solo allora comincia a comportarsi come un effettivo leader politico, abbastanza sicuro del fatto suo da proporsi senza complessi d’inferiorità nell'agone della scena politica, interna ed estera.
Una versione minore - e in genere provvisoria - del rito di umiliazione qui descritto, è, in alternativa al viaggio in Israele, la visita alla Sinagoga di Roma, sempre indossando la kippah e pronunciando gli scongiuri di rito contro il Male Assoluto, che è non solo e tanto il nazismo, defunto settant'anni fa, quanto qualsiasi cosa possa anche solo minimamente avere l’aria di opporsi alla politica sionista dei nostri giorni, in Palestina e fuori di essa.
In altre parole, si tratta di un rito di umiliazione che contiene, al suo interno, un rito di investitura: ci si reca a Gerusalemme per ricevere l’investitura alla carica cui si è già stati eletti o nominati, ma solo “sub-condicione”: la carica diventa effettiva solo dopo che l’autorità feudale israeliana l’abbia convalidata, apponendovi il proprio sigillo. È quasi inutile aggiungere che tale investitura deve essere controfirmata da un secondo soggetto feudale, la superpotenza americana. La quale dispone, sul territorio della Repubblica Italiana, di un centinaio di basi militari operative e perfettamente attrezzate per qualsiasi (ma proprio qualsiasi) evenienza.
Ci si faccia caso: basta andare su “Immagini” di Google e digitare “kippah” e il nome di un politico italiano (ma anche di altra nazionalità), e si vedrà quanti si sono sottomessi, volontariamente, al rito di umiliazione israeliano. Da Cossiga, a Napolitano, a D'Alema, a Berlusconi, a Monti, a Letta, ad Alemanno, passando per l’ineffabile Fini, che spinse il suo eccesso di zelo sino a definire non solo l’antisemitismo, ma il fascismo tout-court, come il Male Assoluto. Quel fascismo che, sia detto per inciso, antisemita non lo fu affatto, almeno sino al 1938, e anche allora solo per ragioni di politica estera legate all'alleanza con la Germania; quel fascismo che Fini aveva osannato per tutta la vita, giungendo a definire Mussolini, in una celebre intervista, come il più grande statista del XX secolo. Cosa, quest’ultima, di cui gli stessi fascisti intelligenti, o neo-fascisti che dir si voglia, in cuor loro dubitano assai, senza con ciò voler fare torto al loro idolo.
E mentre Letta, il capo del Governo in carica, vola, come gli altri, a indossare la kippah e si sottopone all'immancabile rito di umiliazione, la Bonino, attuale ministro degli Esteri, completa la cerimonia dichiarando anticipatamente di essere sicura che gli Americani forniranno all'Italia tutte le spiegazioni del caso circa lo scandalo spionistico noto come Datagate. Aveva dato il “la” Napolitano, parlando di una vicenda “spinosa”; già, spinosa: ma per chi? Spinosa è la situazione di chi l’ha fatta grossa, non di chi l’ha subita. Dunque, gli Americani, semmai, avrebbero potuto definire la questione “spinosa”; gli Europei, potevano e possono definirla solo come “scandalosa”: scoprire d’essere stati spiati, da chissà quanto tempo, come dei sudditi di cui bisogna diffidare, come dei servi potenzialmente fedifraghi (e perfino adesso, si badi, che il comunismo è morto e sepolto e che il Patto di Varsavia non esiste più da molti anni).
Hollande ha detto che la Francia esige spiegazioni; la Merkel ha affermato che lo spionaggio statunitense è stato intollerabile; Schulz ha incominciato parlando di fatto gravissimo: da noi, una serie di squittii penosi, di perifrasi umilianti, di servili circonlocuzioni per dire che va tutto bene, che “certamente” i nostri cari alleati d’oltre Atlantico ci forniranno tutte le rassicurazioni del caso. Nemmeno un’ombra, non diciamo di fierezza, ma neppure di semplice e doverosa difesa della dignità nazionale.
Obama, dal canto suo, dopo qualche ora di silenzio imbarazzato, o forse semplicemente seccato, ha dichiarato in conferenza stampa che gli Stati Uniti sono pronti a fornire ai loro alleati tutte le “informazioni” del caso, Niente “scuse”, e nemmeno “chiarimenti”: soltanto “informazioni”. Come se spiare sistematicamente milioni di telefonate e di mail dei propri alleati fosse la cosa più naturale del mondo. Del resto, il disinvolto inquilino della Casa Bianca l’ha detto chiaro e tondo: in fondo, che male c’è a spiare un poco? Tutti lo fanno, è cosa di routine. Come dire: che buffi, questi Europei: tanto chiasso e tanta suscettibilità per così poco. A quanto pare, solo noi Italiani, in tutta l’Unione Europea, la pensiamo come Obama; o, almeno, così la pensano i nostri rappresentanti istituzionali.
Eh sì, perché loro hanno ben altre cose a cui pensare; cose di ben più ampio respiro, cose realmente vitali. E cioè: non la crisi economica che sta distruggendo e stritolando, giorno dopo giorno, come una macina dai meccanismi implacabili, la nostra produttività, i nostri posti di lavoro, la speranza nel futuro dei nostri giovani e la nostra stessa sopravvivenza nazionale; non la crisi economica che ogni giorno esige il suo drammatico pedaggio di licenziati, di disoccupati, di disperati, di suicidi: ma decidere se la signora Santanché deve o non deve essere la nuova vicepresidente della Camera dei deputati.
Questi sono i problemi più urgenti, quelli che stanno veramente a cuore al popolo italiano. Santanché sì, Santanché no: bello, vero?
E allora vola, caro presidente Letta, vola in Israele, mettiti in testa la kippah per avere le benedizione di quelle stesse banche – la Goldman Sachs, la Lehman Brothers – che ci hanno regalato, cinque anni fa, la crisi mondiale in cui stiamo annaspando e in cui siamo sul punto di affogare ; e vola pure tu, ministro Bonino, a Washington, prosternati davanti alla Casa Bianca e giura eterna amicizia e fedeltà ai generosi amici e protettori americani, custodi della nostra libertà. Ci hanno già salvato almeno due volte, dalla dittatura di Mussolini e dalle grinfie di Stalin: la prima volta liberandoci da noi stessi, e dimostrandoci che siamo costituzionalmente incapaci di governarci da soli (almeno in maniera civile, cioè democratica); la seconda, impedendo che i cavalli dei Cosacchi venissero ad abbeverarsi nelle fontane di San Pietro, e dimostrandoci che, senza di loro, siamo alla mercé di qualunque nemico. Vuoi che non ci salvino anche una terza, qualora se ne presentasse il caso?
Manca poco che dobbiamo essere noi a scusarci, per esserci fatti spiare dall'alleato a stelle e strisce. E intanto la nostra politica di sudditanza verso Israele e verso gli Stati Uniti ci ha praticamente espropriati dell’ultimo brandello di sovranità e di credibilità internazionale: quello legato alla nostra posizione nel Mediterraneo. Stando alla carta geografica, oltre che alle ragioni economiche, l’Italia dovrebbe essere la vera protagonista dello scacchiere mediterraneo, il che significa che dovrebbe coltivare un rapporto politico privilegiato con il mondo arabo: cosa resa impossibile dall'investitura –capestro israeliana e statunitense. Il risultato è che, mentre sulla sponda Sud e sulla sponda Est del Mediterraneo stanno maturando eventi decisivi (vedi quel che sta accadendo in Siria e in Egitto in questi ultime settimane e in questi ultimi  giorni), l’Italia, politicamente, brilla per la sua assenza e per la sua ignavia.

Tutto va bene, dunque: tutto si sta svolgendo secondo copione. La commedia prosegue sicura, anche se un tantino monotona: perché non si sta recitando a soggetto, come avrebbe preferito il buon Pirandello, ma secondo un copione fisso e quanto mai scontato: quello che passa per la cerimonia dell’umiliazione nazionale.

Fonte: www.ariannaeditrice.it

Commento

Un'immagine vale come mille parole:






giovedì 11 luglio 2013

A Lampedusa la festa dei nuovi schiavi e della demagogia


Ma che bel bagno di demagogia, a Lampedusa. D’altronde la crisi, provocata dai mercanti di schiavi che vogliono manodopera a basso costo, svuota spiagge e montagne. E allora cosa c’è di meglio di una bella ammucchiata di ipocrisia politicamente corretta per riempire alberghi e ristoranti? Riempirli non di turisti, ovviamente, ma di giornalisti e sproloquiatori a comando. Peccato che tutta questa demagogia sia a senso unico. Nessuno che vada ad organizzare un’altra giornata di demagogia per chiedere scusa alle decine e decine di suicidati perché costretti alla disperazione da una politica che ignora i drammi degli italiani. Eppure potrebbe essere un’idea per rilanciare il turismo ai minimi termini. Perché dal Vaticano non ci si muove per chieder scusa agli imprenditori veneti? Ai muratori bergamaschi? Ai disoccupati ultracinquantenni del Piemonte? Agli sfrattati siciliani? Loro, tutti loro, non hanno diritto alla preghiera papale, evidentemente. Loro sono, evidentemente, un’emergenza e non un problema reale di cui occuparsi. Possono crepare senza che si scomodino ministri e vescovi. L’importante è che si suicidino in silenzio, senza obbligare i giornali e le tv a fastidiosi articoli e servizi che potrebbero innervosire i nuovi arrivati. Questo è il paradiso terrestre, venite in massa. Questo è il regno di Bengodi, accorrete. L’ha detto anche la Cara Salma: l’Italia sta ripartendo, dunque c’è posto per tutti. Basta che, dopo, nessuno si lamenti per stipendi da fame. Ce li impone l’Europa, ce li impongono i mercati. Ma voi, invasori, siate comprensivi. Vi daremo le case negate agli italiani, vi daremo le cure mediche e lasceremo gli italiani in coda, vi daremo i posti negli asili per i vostri bambini, cacceremo i laureati italiani per assumere chi non ha mai studiato. Ma, in cambio, accettare i salari da fame. E, in cambio, fate tutto il casino che volete, picconate a casaccio, guidate ubriachi travolgendo i passanti, stuprate, devastate. Ma non chiedete aumenti di stipendio. E non pensate di organizzare in Italia le primavere arabe: qui la repressione si può fare. Ma solo contro chi mette in dubbio il regime dello sfruttamento e dello schiavismo.

di Augusto Grandi  2013 Qelsi

Commento personale

Molto ho già detto sull'argomento, chi vuol intendere intenda e chi fa finta di non capire continui pure sulla sua strada ma non venga a lamentarsi quando capirà il disastro a cui siamo giunti. Di conseguenza vi lascio soltanto questo aforisma come commento:





mercoledì 10 luglio 2013

Nikola Tesla: l'esempio della speranza



Cari amici, il 10 Luglio di 157 anni fa Nasceva in Serbia durante una notte di fulmini Nikola Tesla.
Anche se molto è stato scritto di lui ed in molte serie televisive, film, videogiochi il suo nome risuona potente e solenne nelle invenzioni e nelle armi futuristiche a lui ispirate, per molti di noi è soltanto un personaggio sconosciuto o per altri peggio ancora non si è mai sentito parlare di lui.

Non ho intenzione di discutere di tutto ciò che quest'uomo generoso, mite e profondamente religioso avrebbe scoperto e che il governo americano su ordine dei sui veri controllori (non la gente comune come dovrebbe essere) gli avrebbe sottratto e distrutto per indirizzare la società verso uno sviluppo fatto di miseria e privazione per tutti noi. Già molto si è parlato si è detto.

Vorrei che fosse ricordato per ciò che è stato anche umanamente e spiritualmente: un uomo semplice e altruista che guardava il mondo e al futuro non solo con la logica e il metodo scientifico come farebbe un Fisico ma con la speranza, con la fede, con la carità ossia come farebbe un uomo che usa ciò che il Signore gli ha concesso per gli altri come per se stesso poiché il bene autentico per gli altri è anche bene autentico per se stesso.

Ciò che ci ha lasciato non sono solo conoscenze ma soprattutto l'esempio di come l'unione di ragione e fede può diventare l'armonia che ci fa comprendere le vere ragioni di noi stessi e del mondo. Poiché, anche se non siamo geniali come lo è stato, forse anche noi possiamo fare come lui.

Dio ti abbia in Gloria, un giorno vedremo quel futuro che ti appartiene!

"Il passato e il presente sono vostri ma il futuro appartiene a me." Nikola Tesla 10-8-1856 / 7-1-1943

Riccardo Ing

martedì 9 luglio 2013

Vangelo Gv 6,59-69



In quel tempo. Il Signore Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: <<Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?>>. Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: <<Questo vi scandalizza? E se vedeste il figlio dell'uomo salire là dove era prima? E' lo spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono>>. Gesù infatti sapeva fin dal principio chi era quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: <<Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre>>. Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: <<Volete andarvene anche voi?>>. Gli rispose Simon Pietro: <<Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il santo di Dio>>.

Commento da laico

Buongiorno a voi cari amici. In questo passo del Vangelo nostro Signore chiama i suoi primi discepoli alla missione ma molti di essi rimangono turbati dalla dottrina insegnata: troppo dura e apparentemente impossibile da seguire; per questo i più se ne vanno.

Perché? Quali sono queste parole "dure" a cui essi si riferiscono? Cos'era accaduto poco prima?

I Giudei chiedono un”segno”, che lo faccia riconoscere come il Messia atteso, il quale – come visto
nello scorso incontro – si sarebbe rivelato in una notte di Pasqua, dando di nuovo, come Mosè, la
manna dal cielo. Essi chiedono un segno, quando Gesù ne aveva appena compiuto uno e assai clamoroso!
Così il Nazareno risponde loro che non Mosè, ma il Padre suo dà il pane, quello vero, dal cielo; e
subito dopo fa la grande RIVELAZIONE: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi
crede in me non avrà sete, mai!"
Il significato del versetto risulta ancora più chiaro dal confronto con due passi biblici ad esso collegati:

  • Dal Libro dei Proverbi 9,5: [la Sapienza personificata dice] “Venite, mangiate il mio pane; bevete il vino che vi ho preparato”.
  • Dal Libro del Siracide 24,20: “Quanti si nutrono di me [la Sapienza, cioè la Legge e dunque: quanti mi meditano] avranno ancora fame e quanti bevono di me avranno ancora sete".
E' il messaggio Eucaristico, il nuovo sacramento offertoci dal Signore che già era stato anticipato nei secoli precedenti per mezzo dei profeti illuminati dal Spirito. E' il dono del Signore (greco εὐχαρίστω eucharisto: "rendo grazie") per noi.

Ma già allora e ancor più oggi, in nome di un perbenismo tollerante non certo cattolico e nel nome di una religione civile puramente umana, molti non ascoltano e non rendono grazie al Signore.
Poiché tutti sono chiamati dallo spirito per lo spirito ma non tutti ascoltano, ancor meno sono coloro che comprendo o si affidano ad esso.

Riccardo Ing

giovedì 4 luglio 2013

CHI GOVERNA IN AMERICA (I GOVERNANTI USA HANNO PAURA DEL POPOLO AMERICANO)

Prefazione mia (Riccardo Ing)
Dedico la trasposizione di questo articolo a tutte quelle persone che ingenuamente guardano ancora l'America come il migliore sistema possibile o peggio ancora come l'unico sistema da seguire.


DI FINIAN CUNNINGHAM
dandelionsalad.wordpress.com

Cosa dimostrano in primo luogo le rivelazioni dell’ex consulente della CIA Edward Snowden è quanta paura abbiano i leader degli Stati Uniti della gente comune, sia in America che nel resto del mondo. Per “leader” intendiamo la classe dirigente, quell’1 per cento di élite a capo del complesso finanziario-aziendale-militare-industriale e i politici da questa comprati e pagati. 

La caccia all'uomo internazionale messa in atto dalle autorità statunitensi per Snowden, che si è intensificata dopo il suo volo a Mosca per eludere l'estradizione da Hong Kong, è indicativa della disperazione con cui le élite di Washington cerchino di schiacciare sia lui che ciò che lui sta rivelando circa il loro dominio dispotico. 

Gli Stati Uniti si sono evoluti in una distopia, non una democrazia, dove ricchezza oscena e privilegio si confrontano con una massiccia povertà e miseria. Un indicatore di questa disuguaglianza abissale è il fatto che i 400 americani più ricchi hanno più ricchezza materiale di 155 milioni di loro concittadini messi insieme. Un altro dato: circa 50 milioni di americani – un sesto della popolazione – sopravvivono con i buoni pasto. I disoccupati, i senza tetto, il tasso di suicidi, di dipendenza da farmaci, di criminalità dilagante sono tutti indicatori di un tracollo sociale.

La società americana sta sprofondando sotto il puro peso della sua decrepita economia capitalista. Il sistema sociale è insostenibile. È come un sacco gonfio e marcio che sta squagliandosi sotto un’inesorabile pressione. Questo non sta succedendo soltanto negli Stati Uniti. In tutto il mondo, le persone si stanno ribellando all'iniquità del capitalismo clientelare – la sola forma di capitalismo – dall'Europa al Medio Oriente arabo, dalla Turchia al Brasile.

Gli Stati Uniti dimostrano in modo evidente come può crollare una società capitalista. È difficile credere che a memoria d’uomo, quindi non molto tempo fa, gli USA erano considerati il modello economico del mondo. Adesso stanno diventando sempre più come un gigantesco ghetto di dilagante povertà che si sta allargando a macchia d’olio, inframmezzato da qualche sporadica e circoscritta comunità ricca, abitata da quell’1 per cento della società elitaria.

Questo è il contesto storico da tener presente per comprendere appieno il significato della spropositata sorveglianza imposta dall'élite contro la cittadinanza, come rivelato dal whistleblower [chi per coscienza denuncia un illecito, n.d.t.] ed ex consulente NSA Edward Snowden. La classe dirigente americana, e le sue controparti d'élite in tutto il mondo, sono metaforicamente sedute all'interno delle proprie nicchie privilegiate, impietrite dal malcontento che sta salendo "al di fuori". Con il loro criminale saccheggio e manipolazione delle risorse economiche, i benestanti hanno, per insaziabile avidità, creato un nemico potenzialmente formidabile – in pratica tutta la popolazione, sia degli Stati Uniti che del mondo intero.

In questa situazione altamente instabile di élites e masse popolari che il capitalismo ha forgiato, la "democrazia" non può più essere tollerata dai governanti. Ecco perché questi ultimi hanno intrapreso la massiccia raccolta di informazioni, il monitoraggio, la sorveglianza e lo spionaggio della popolazione. Evidentemente cercano di mantenere il "controllo" di uno squilibrio precario ed esplosivo.

Il dovere principale di ogni stato è quello di proteggere i propri cittadini da nemici stranieri. In genere per nemici si intendono eserciti stranieri o gruppi terroristici. Ma dalle rivelazioni di Snowden circa la sorveglianza delle comunicazioni da parte del governo statunitense, la stragrande maggioranza dello spionaggio americano è fatto su comuni cittadini. Telefonate, e-mail, fotografie e chat informatici di miliardi di persone in tutto il mondo vengono risucchiati e immagazzinati per analisi. Uno dei casi divulgati da Snowden svelava come ospedali e università cinesi – non installazioni militari – fossero tra i molti obiettivi civili spiati dal governo americano.

I funzionari della sicurezza nazionale degli Stati Uniti difendono questo metodo di retata globale come uno strumento necessario alla pesca a strascico di terroristi. La scorsa settimana, il capo della National Security Agency, generale Keith Alexander ha comunicato al Senato americano che più di 50 complotti terroristici contro gli Stati Uniti erano stati sventati dalle intercettazioni fatte dalla NSA sulle comunicazioni civili. La prova per i presunti attacchi terroristici sventati citati dal generale Alexander era piuttosto discutibile, per cui siamo obbligati ad accettare la dubbia parola della NSA e delle sue egocentriche pretese di successo.

Anche prendendo per buona questa affermazione, 50 presunte minacce terroristiche su miliardi di comunicazioni, è cosa trascurabile, come il classico ago in un pagliaio. Ciò significa due cose. In primo luogo, statisticamente, la minaccia terroristica nei confronti dei cittadini degli Stati Uniti è trascurabile al punto da essere praticamente inesistente. Come Snowden stesso ha ricordato, le probabilità che cittadini americani muoiano per uno scivolone nella propria vasca da bagno sono più alte di quelle di morire per un atto di terrorismo. In secondo luogo il pretesto ufficiale per una violazione mondiale e su scala industriale della privacy – cioè, la sicurezza dei propri cittadini – è grottescamente sproporzionato, e quindi ingiustificabile. 

Dopo queste rivelazioni, il presidente americano Barack Obama e i suoi funzionari della sicurezza hanno affermato che le violazioni della privacy individuale sono trascurabili. "Nessuno sta ascoltando le vostre telefonate", ha detto Obama, aggiungendo che ci deve essere un compromesso tra sicurezza nazionale e quelle da lui definite "lievi violazioni" delle libertà civili.

Queste rassicurazioni da parte di Obama e del Direttore Nazionale dell’Intelligence USA, James Clapper, tra gli altri, sono respinte da Snowden e altri “whistleblowers” della NSA, nonché dall’American Civil Liberties Union, che è entrata in causa contro il governo americano per le recenti rivelazioni. Le affermazioni ufficiali di sorveglianza limitata e le violazioni sono ripudiate dai vari sostenitori della privacy digitale, come la Electronic Frontier Foundation, oltre che dalla Costituzione americana stessa. Edward Snowden dice che quando lavorava presso la NSA, era autorizzato ad introdursi nelle e-mail di chiunque, “incluso il presidente". Questo è tutt'altro che "trascurabile". 

Un altro ex dirigente della NSA, Thomas Drake, perseguito sotto l'Espionage Act degli Stati Uniti per un simile “whistleblowing” nel 2011, dice che il governo americano e le sue agenzie segrete hanno sistematicamente "sovvertito la Costituzione", arrogandosi il potere di attingere a tutte e qualsiasi comunicazioni essi desiderino. In senso stretto, Obama potrebbe non mentire dicendo che "nessuno sta ascoltando le vostre telefonate". O perlomeno non ancora, ma il potere esecutivo e la tecnologia sono già pronte perché questo sistema totalitario di intercettazione sia messo in atto. 

Drake scrive: “Il dubbio controllo, abbinato ad una legislazione permissiva – il [Foreign Intelligence Surveillance Act], le commissioni congressuali – è tutta una danza kabuki, fondata sulla pretesa della sicurezza nazionale del bisogno di trovare una minaccia. La realtà è che loro [il governo americano] vogliono tutto, punto. Hanno questo sistema straordinario: in effetti, una specie di edificio aperto 24 ore al giorno 7 giorni alla settimana, fatto su vasta scala, da cui vi guardano con un occhio che tutto vede." 

Sembra un’incredibile mancanza di buon senso da parte di alcuni opinionisti alternativi l’aver respinto sommariamente le rivelazioni di Snowden come banali. Peggio ancora, alcuni di loro hanno addirittura insinuato che l'ex analista della NSA sia una pedina consapevole o inconsapevole in un elaborata bufala della CIA volta ad inibire i cittadini nell’utilizzo delle comunicazioni di massa.

Tali opinioni sottovalutano fortemente la portata della criminalità del governo americano verso la propria sacrosanta Costituzione e le implicazioni profondamente corruttrici che hanno per la democrazia. 

Il giornalista del Guardian Glenn Greenwald, che ha pubblicato la storia di Snowden all'inizio di giugno, ha affermato: "Le persone che hanno appreso cose che non conoscevano già sono cittadini americani che non hanno alcun collegamento con il terrorismo o intelligence stranieri, così come centinaia di milioni di cittadini in tutto il mondo. Ciò che hanno appreso è che la stragrande maggioranza di questo apparato di sorveglianza è rivolta non ai governi cinese o russo, o a terroristi, ma a loro stessi”. "Ed è proprio per questo che il governo degli Stati Uniti è così furioso e si lancerà con tutto il suo peso contro queste divulgazioni. Ciò che è stato 'danneggiato' non è la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ma la facoltà dei suoi leader politici di lavorare contro i propri cittadini e contro i cittadini di tutto il mondo nascostamente, con zero trasparenza e senza alcuna imputabilità”.

Dal momento della creazione della legge sullo spionaggio degli Stati Uniti nel 1917, cioè circa un secolo fa, ci sono stati in tutto 10 procedimenti penali nei confronti di dipendenti statali americani ritenuti di aver infranto la legge e compromesso la sicurezza nazionale tramite denuncia. Uno di questi era Daniel Ellsberg, ex membro dello staff del Dipartimento di Stato, che diede alla stampa i famosi “Pentagon Papers”, pubblicati dal New York Times nel 1971, che smascheravano i falsi motivi legali su cui si basava la guerra genocida americana in Vietnam.

Sette dei 10 procedimenti penali nei confronti di chi denuncia – il 70 per cento – sono stati emessi dall’amministrazione Obama. Basta questo dato a descrivere la crescente ansia all'interno della classe dirigente americana. Quest’ansia è figlia dei loro sempre più banditeschi poteri segreti e della destabilizzazione della democrazia tuttora in atto. I governanti americani proteggono gelosamente i loro comportamenti criminosi ed è per questo che stanno vendicativamente perseguendo persone come Snowden che portano alla luce la loro criminalità. C’è un che di ironico nel fatto che Snowden abbia dovuto rifugiarsi in Russia (il vecchio "impero del male", secondo le parole del defunto presidente americano Ronald Reagan), al fine di evitare l'estradizione negli Stati Uniti, dove è accusato di reati ai sensi della legge sullo spionaggio. 

L’ex dipendente della NSA Thomas Drake sostiene che quando lavorava come analista durante la guerra fredda era incaricato di monitorare le attività di spionaggio della Germania Est stalinista e della sua polizia segreta, la Stasi. Drake asserisce che la Stasi era ossessionata dal voler "sapere tutto" sui suoi cittadini, di cui manteneva un enorme archivio cartaceo. Tuttavia, questo voluminoso metodo di archiviazione non è che una frazione di ciò che è stoccato e accessibile dai servizi segreti americani tramite Internet e la tecnologia digitale. Drake descrive la NSA americana come "una Stasi sotto l’effetto di steroidi". 

Negli anni ’70, il Senatore americano Frank Church condusse un'indagine approfondita sulle illecite operazioni segrete del governo americano. Church metteva in guardia sul fatto che se i servizi segreti della NSA si fossero mai schierati contro il popolo americano – invece dei "nemici stranieri" – allora la democrazia di questo paese sarebbe finita. Questo è precisamente il tremendo stato attuale delle cose per quanto riguarda i servizi segreti statunitensi. 

Due sono le conseguenze dell’implosione del sistema capitalistico di cui per ragioni storiche gli Stati Uniti sono ancora il punto di riferimento. La prima è il crescente militarismo degli Stati Uniti e dei suoi alleati occidentali per compensare il crollo economico globale. Questo militarismo si è evoluto negli ultimi dieci anni dopo i presunti attacchi terroristici contro gli Stati Uniti l’11 settembre 2001 tanto da diventare uno stato di "guerra permanente". L’attuale guerra segreta in Siria, patrocinata dagli USA, e quella in fase di preparazione contro l'Iran fanno parte di una perpetua guerra imperialista che collega l'Afghanistan, l'Iraq, la Libia, insieme a Pakistan, Somalia, Yemen e Mali. Questo stato di guerra permanente è necessario alle decadenti potenze capitalistiche per tentare di accaparrarsi il controllo sulle risorse naturali, sui mercati, sulla finanza e sugli investimenti contro i loro riconosciuti rivali, Russia e Cina. 

L'altra conseguenza dello storico fallimento del capitalismo, in particolare negli Stati Uniti, è l'imperativo di mantenere il controllo sul collasso sociale e la ribellione. Ecco perché la crescita del militarismo all'estero è andato di pari passo con l'intensificazione dei poteri di sorveglianza e di repressione contro i propri cittadini. A tutti gli effetti, la democrazia americana e occidentale sta morendo. Solo le guerre criminali e la repressione dei propri cittadini stanno mantenendo in vita questo sistema. 

Come osservava Thomas Drake, “Da quando il governo USA si è scollato dalla Costituzione dopo l’11 settembre, ha iniziato a mangiarsi viva dall’interno la nostra democrazia”. I leader americani sono una élite dispotica che vive nella paura e apprensione della sua stessa gente e del potere popolare che in tutto il mondo si sta ribellando contro il malgoverno del capitalismo.

Finian Cunningham 
Fonte: http://dandelionsalad.wordpress.com
Link: http://dandelionsalad.wordpress.com/2013/06/25/us-rulers-fear-american-people-by-finian-cunningham/
25.06.2013

mercoledì 3 luglio 2013

Vangelo Gv 19,30-35

In quel tempo. Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: <E' compiuto!>. E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il Sabato - era infatti un giorno solenne quel Sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia li colpì il fianco, e subito ne uscì sangue ed acqua. Chi ha visto ne ha dato testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.


Commento da laico

Cari amici. In questo brano di Vangelo non sono semplicemente descritti gli eventi successivi alla passione di nostro Signore ma in semplici gesta e fatti viene fatta testimonianza della Nuova Alleanza tra Dio e gli Uomini, un'alleanza che è un universale e non più esclusiva con un solo popolo; di questo noi cristiani abbiamo il compito di portare testimonianza e di vivere ogni giorno in letizia questa alleanza.
Come possiamo capire vi è una grande novità in questo rispetto alla spiritualità del mondo antico: non è soltanto l'uomo che ricerca il divino e la verità ma è lo stesso Dio che è verità che ricerca l'uomo.

Riccardo Ing

lunedì 1 luglio 2013

SI CHIAMA ITALIA MA SARA' COME IL BANGLADESH

DI RITA PANI (APOLIDE)

Lo avete letto il decreto per il lavoro giovanile? Quello che dovrebbe rappresentare il ritrovato orgoglio di essere italiani in Europa? È sublime. L’Italia farà di tutto per portarci in Bangladesh. Anche perché finalmente in quel paese lontano, sfruttare il lavoro minorile sta diventando un po’ più complicato; poi, in Bangladesh ora c’è più attenzione, si sta rafforzando il sistema educativo scolastico, ed è maggiore la protezione per i ragazzi di strada.

Portare il Bangladesh in Italia sarà più semplice – lo dice il decreto – facilitando la formazione professionale di schiavi senza istruzione e cultura, agevolando così il più ottimale controllo della forza lavoro.

C’è voluto molto tempo e molto impegno, ma alla fine dopo la cancellazione e la distruzione delle tutele dei lavoratori, e dei sindacati, tutto è stato più semplice.

Così da ieri girano su Internet i consigli di chi guarda lontano, non so quanto pilotati dalla propaganda, che consigliano agli esaminandi di far scena muta agli orali e lasciarsi bocciare, garantendosi così di poter essere assunti come schiavi da qualche imprenditore lungimirante. Un diploma potrebbe tenerti ancor troppo lontano dal mondo del lavoro, lo stesso che invece pensavi di poterti guadagnare con un po’ di fatica. Il caso limite quello dei diplomandi di una scuola alberghiera, che con la pergamena in mano vedranno sfumare l’assunzione a loro promessa. 

Certo, se non fosse motivo d’orgoglio da sbandierare in Europa, questo decreto potrebbe prima far ridere e poi far scoppiare la rivoluzione, ma tanto ormai lo abbiamo imparato che non sarà certo per questo che andremo a fare le barricate sulle strade, né lasceremo a terra i cadaveri dei nemici.

In realtà ho letto molti commenti soddisfatti per il decreto svuota scuole (e cervelli) come del resto resta alta la tensione per la difficilissima approvazione del tanto agognato reddito di cittadinanza. Argomento ostico, lo so. “Come si fa ad essere contrari?” o peggio: “Sei contraria solo perché è una proposta di Grillo”. 

Avete provato a chiedere a un ragazzo di 18 anni che ha votato per il Movimento, cosa sia il reddito di cittadinanza? Io l’ho fatto e la risposta è stata più o meno: “Ti danno almeno 600 euro col quale puoi vivere, se sei cittadino italiano. Tanto il lavoro non c’è.”

E si comprende quali siano stati i danni arrecati dalla demolizione della scuola e dell’istruzione. Si comprende quale fosse il disegno di chi tanto alacremente si è impegnato – la gelmini ministro fu un colpo di maestria – per impoverire e uccidere il pensiero di almeno due generazioni. 

Hanno stravolto i sogni, hanno cambiato le speranze, hanno annichilito la gioventù. E quando qualcuno ha tentato di conservarsi a dispetto di tutto e di tutti, hanno annullato le loro proteste, hanno incentivato l’uso della forza, e il resto lo conosciamo tutti … o almeno si spera.

Potrei concludere dicendo che l’unica speranza è da trovare in una guerra di liberazione, ma sarebbe un reato d’opinione e ancora non ho avuto tempo di studiare le nuove proposte per annullare anche la libertà di pensiero espressa sui blog, quindi non lo dirò, che di guai ne ho già abbastanza. Tanto prima o poi ci chiuderanno la bocca, e quando lo faranno nemmeno allora faremo la rivoluzione, troveremo un’altra bocca che blateri per noi.

Rita Pani (APOLIDE)
Fonte: http://r-esistenza-settimanale.blogspot.it/