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lunedì 31 marzo 2014

"STATE BUONI SE POTETE" E L'ANTICATTOLICESIMO ZUCCHERATO


"State buoni se potete", diretto da Luigi Magni, è una pellicola generalmente considerata dall'opinione pubblica come “cattolica”. Una di quelle pellicole, per capirci, che potrebbe riempire un pomeriggio di una nidiata di fanciulli in un cinema parrocchiale. Intendiamo per “cattolica” sia quella maggioranza che, dal periodo post-conciliare, non solo si è assuefatta all'accettazione passiva degli attacchi del mondo laicista e secolarizzato, ma che in opere di questo genere coglie una mentalità affine alla propria, sia quella minoranza variegata che conserva una “sensibilità” più tradizionale, con tutti i distinguo del caso.

Della pellicola celebre, oltre che in Italia, anche in Ungheria (per motivi a noi sconosciuti), risalta immediatamente l'atmosfera fanciullesca e zuccherosa, l'ottima interpretazione di Dorelli e dei “comprimari” - specialmente il trio di tutto rispetto Leroy, Montagnani e Adorf, e le musiche degne di nota di Branduardi.
La confezione è ottima, ma cosa è in essenza questo film? Riusciamo a identificare in esso alcune gocce di veleno che lo contaminano, isolandole?

Magni ("mangiapreti" e anticlericale dichiarato), con questa operazione, non intraprese certo un discorso diverso da quello del resto della sua produzione cinematografica. Mentre con film come "In nome del Papa Re" e "Nell'anno del Signore" veniva attacca il Cattolicesimo come istituzione (la Chiesa), come qualcosa di tirannico e oppressivo, con film come "Per grazia ricevuta" (Magni co-firma la sceneggiatura) e questo, è stata la fede a essere posta sotto il suo riflettore cinico e deformante.

A differenza del Manfredi di "Per grazia ricevuta", la cui figura è un attacco diretto alle peculiarità del Cattolicesimo (come il senso del peccato, la devozione, i santi ecc…), il San Filippo Neri interpretato da Dorelli è colui che incarna la visione che il regista ha del cristianesimo. È quella "positiva" di un cristianesimo senza dogmi e aperto al sociale, contro quella "negativa", retrograda, burbera, marziale e oscurantista rappresentata da Sant’Ignazio di Loyola. Sono i due spiriti della Controriforma: l'Oratorio di San Filippo Neri contrapposto alla Compagnia di Gesù. Contrapposizione, che nella realtà, non ci fu per nulla.

La critica al "fanatismo" cattolico è ben palese nella canzoncina "Capitan Gesù", le cui parole sono state scritte dal regista stesso:

“Capitan Gesù, non sta lassù,
sta quaggiù a battagliar col male.
Sempre quaggiù a battagliar col male,
Gesù, mio generale!

Chi volesse vedere nel Filippo Neri di Magni una certa attenzione alla moralità e alla purezza, si accomodi pure. Senza però dimenticare che il Santo risponde ad una prostituta che gli chiede “me la darebbe una bottarella?” “magari, sapessi come si fa”. Il cattivo gusto e la trivialità fanno capolino qui e là, come nella scena dove il Santo, con gran disinvoltura, invita i fanciulli maschi a mingere collettivamente davanti ad un pubblico di bambine rammaricate di non poter fare altrettanto, oppure nella scena in cui Leonetta rivela il suo sesso ai bambini, che volevano punire colei credevano fosse un paggetto stirandogli i testicoli. Un San Filippo che dice “mortacci tua” al padre del Principe Ricciardetto, e che contrappone la mortificazione della “ragione” ed Erasmo da Rotterdam agli Esercizi Spirituali e all’Imitazione di Cristo.

Come possono passare inosservate, ad esempio, la derisione delle visioni mistiche di Sant’Ignazio (liquidate come “allucinazioni” provocate dal digiuno dallo stesso San Filippo) e la presa in giro di S. Giovanni della Croce, presentato come uno sconnesso sconvolto? San Carlo Borromeo anticipa il “chi sono io per giudicare”, con un accenno ai “froci” e il protagonista del film addirittura si lascia andare in un “certe colpe dovrebbero essere derubricate come peccati”. Insomma Magni ci vuole presentare San Filippo come un antesignano del modernismo dal volto più umano.

A riassumere il tutto, una scena che stride davvero. Quando Cirifischio, uno dei personaggi principali, diventato bandito, viene condannato a morte, è congedato dal Santo senza una Confessione. San Filippo, poi, risponde all’ex fidanzata suora che gli chiede se Cirifischio si salverà: "Sì, tanto ci salviamo tutti". La morte di Cirifischio è comunque edificante, perché Cirifischio è realmente pentito e quindi affronta il giusto patibolo con l'animo del giusto. La mancanza della Confessione però... Si possono fare facili confronti in merito: si pensi ad esempio che, in Cristiada, i Sacramenti, e soprattutto la Confessione, hanno un ruolo centrale nello svolgimento della storia.

Se Magni voleva fare un film anticlericale come gli altri, gli è riuscito un po' meno bene rispetto a "In nome del papa Re". Se si pensa poi alla boiata di Proietti su san Filippo Neri, questo almeno ha alcune parvenze di cattolicità.


Commento

Cari amici, quando il filosofo e politico Augusto Del Noce parlando delle ripercussioni pratiche del Concilio Vaticano II° disse:
"Il dialogo conciliare è un ponte a senso unico nel quale noi cattolici dialoghiamo con i comunisti, ma non sono i comunisti a tornare nella Chiesa, siamo noi cattolici che andiamo verso il comunismo".
Esiste ancora qualcuno tra voi che, nonostante l'evidenza dei fatti, abbia ancora il coraggio di dire: "NON E' VERO!"?
In caso di risposta affermativa: da cosa deriva questa convinzione sul fatto che ciò che disse Del Noce non fosse e non sia tutt'oggi vero?

Riccardo Ing.


giovedì 20 marzo 2014

In Occidente la fede in Dio equivale ormai alla fede in Satana, Vladimir Putin




https://www.youtube.com/watch?v=9OgggroFoSw

“Un altro obiettivo per l’identità della Russia è legato agli eventi che hanno luogo nel mondo. Questo riguarda la politica estera e i valori morali. Possiamo notare come molti Paesi euro-atlantici stanno negando le loro radici tra cui i valori cristiani che sono alla base della civiltà occidentale. Stanno negando i principi morali e la propria identità: nazionale, culturale, religiosa e perfino sessuale. Mettono in vigore politiche che pongono allo stesso livello delle numerose famiglie tradizionali, le famiglie omosessuali: la fede in Dio equivale ormai alla fede in Satana.

Questo eccesso di politicamente corretto ha condotto la volontà di qualche persona a legittimare partiti politici di cui l’obiettivo è promuovere la pedofilia. In molti Paesi europei, la gente non ha il coraggio di parlare della propria religione. Le vacanze sono abolite o chiamate diversamente; la loro essenza è nascosta, proprio come il loro fondamento morale. La gente cerca, aggressivamente, di esportare questo modello attraverso il mondo. Sono convinto che questo apra una via diretta alla degradazione e al primitivismo che porteranno ad una profonda crisi demografica e morale.

Che cosa testimonia meglio di questa crisi morale se non la perdita della capacità a riprodursi? Oggigiorno, quasi nessuna nazione sviluppata è in grado di riprodursi, anche con l’aiuto dei flussi migratori. Senza i valori presenti nel cristianesimo e nelle altre religioni del mondo, senza gli standard morali che si sono formati per millenni, le popolazioni perderanno inevitabilmente la loro dignità umana. Consideriamo normale e naturale di difendere questi valori. Dobbiamo rispettare il diritto di ogni minoranza di essere differente, però, i diritti della maggioranza non devono essere rimessi in questione.

Allo stesso tempo, vediamo tentativi di rilanciare il modello standardizzato di un mondo unipolare e di confondere le istituzioni di legge internazionale e di sovranità nazionale. Un tale mondo unipolare, standardizzato, non ha bisogno di Stati sovrani, ha bisogno di vassalli. Storicamente, questo rappresenta una negazione dell’identità e della diversità mondiale donataci da Dio. La Russia è d’accordo con quelli che credono che le decisioni debbano essere prese collettivamente e non nel buio al fine di servire gli interessi di alcuni Paesi o gruppi di Paesi”.

Vladimir Putin al Forum di Valdai il 19 settembre 2013.

Traduzione a cura de L’Intellettuale Dissidente

Fonte:
http://www.lintellettualedissidente.it/occidente-la-fede-dio-equivale-ormai-alla-fede-satana-vladimir-putin/

Commento.

Cari amici. L'eutanasia mentale (e non solo) imposta da coloro che l'occidente se lo sono comprato all'insaputa di tutti va avanti senza se e senza ma. L'odio dei laicisti e dei liberale quando non trova il consenso e l'entusiasmo, prosegue imperterrito tra il timoroso silenzio della maggioranza delle persone, spaventate e intimorite dal solo pensiero di essere tacciate di bigottismo.

Noi viviamo ormai nella dittatura del perbenismo, del politicamente corretto, del pensiero unico protetto a spada tratta da sociologi, economisti, politici tutti di formazione materialista che pretendono di pontificare su tutti e tutto (religione compresa) ma al tempo stesso non accettano critiche alcune, quasi fossero sovrani, faraoni o imperatori del mondo antico.

L'elìte americana (quanto vorrebbero imitarla, in Italia e non solo) sta mostrando il suo vero volto e soltanto degli stupidi e ingenui ottimisti non vogliono guardarla ciò per cui è veramente, quasi fosse un peccato di lesa maestà.

Allora lasciate che vi dica che quanto ha affermato Putin "In Occidente la fede in Dio equivale ormai alla fede in Satana" non si tratta di una colorita espressione bensì un dato di fatto.
Fu proprio in virtù della libertà e della tolleranza religiosa (ideale della Massoneria) che nel 1966 Anton Lavey ebbe la possibilità garantita da tale principio di fondare in California la Chiesa di Satana.

E sempre in virtù del medesimo principio, se prima il contrasto tra pensiero politico americano e Chiesa Cattolica avveniva "con discrezione", oggi è quasi paragonabile allo scontro tra governo francese e Chiesa.
Ma su questo punto mi sono già espresso riportando e commentando il seguente articolo:
"Dio non benedica l'America"
http://amodomiomanontroppo.blogspot.it/2013/11/la-repubblica-del-6-novembre-2013-ce.html
E giusto per aggiornare la situazione eccovi una notizia più recente
http://www.corrispondenzaromana.it/eliminare-ovunque-le-croci-ecco-la-nuova-parola-dordine-in-usa/

Bhè cari amici, svegliatevi!

E mi rivolgo anche a coloro che, non solo non credono, ma vorrebbero un mondo senza religioni che impongano limiti per potere dar sfogo a tutti i propri desideri e passioni: "Ricordatevi che questa vostra libertà, il potere fare tutto ciò che si vuole, avrà un costo altissimo per tutti quanti! Ma temo che lo capirete soltanto quando, passata al sbornia dell'ubriacatura del vostro libertinismo, diverrete schiavi di quanti vi hanno illuso."

Poiché il diavolo non si presenta come caprone alato, ma come filantropo e apparente benefattore.



Riccardo Ing

giovedì 13 marzo 2014

Cosa dice la Chiesa sui partiti socialisti, anche europei (promemoria per i cattolici del PD)

Marzo 6, 2014 Piero Gheddo

Mentre nel Partito democratico si riapre la questione dell’ingresso nel Pse, è interessante rileggere quel che diceva Paolo VI sull'adesione dei cristiani a movimenti e partiti socialisti.

Ho dovuto recentemente parlare del “Sessantotto”, un tempo di ubriacatura ideologica nefasta per la fede, quando molti pensavano che l’ideologia marxista, la “rivoluzione comunista” e le varie correnti del socialismo fossero “l’unica speranza per i poveri”; quando non pochi “intellettuali” e anche teologi cattolici scrivevano che è sbagliato parlare di “Dottrina sociale della Chiesa”, perché l’unica autentica e scientifica “analisi della società” era quella del marxismo. Nei suoi ultimi anni di pontificato (1963-1977), Paolo VI, spesso contestato e deriso, non osava più parlare di “Dottrina sociale della Chiesa”. Il termine è stato ripreso con forza da Giovanni Paolo II nel suo primo grande viaggio internazionale a Puebla in Messico (gennaio 1979), per la terza Assemblea dei vescovi latino-americani (Celam), e oggi è usato da tutti.

Avendo visto come sono finiti i circa trenta paesi governati dal comunismo o “socialismo reale”, oggi è difficile capire perché a quel tempo nasceva addirittura l’associazione “Cristiani per il socialismo”!

Oggi, nel modo globalizzato, quasi tutti i popoli adottano il libero mercato, il capitalismo che, si dice, i popoli democratici possono cambiare per una maggior “giustizia sociale”. Ma, in pratica, pare inevitabile che ovunque “i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri”, persino in paesi come Vietnam e Cina, dove governa il Partito comunista ma, per arricchire, si pratica un “capitalismo selvaggio” di cui in Occidente abbiamo quasi perso il ricordo. Lo stesso avviene in India, dove governa un “socialismo democratico”.

Nella Evangelii Gaudium (Eg), Papa Francesco tratta il tema in modo pragmatico com'è nel suo stile. Nel capitolo II (Alcune sfide del mondo attuale) conferma la condanna della Chiesa agli aspetti fondativi dell’economia nel mondo attuale:
- No ad un’economia dell’esclusione (nn. 53-54);
- No alla nuova idolatria del denaro (55-56);
- No ad un denaro che governa invece di servire (57-58);
- No all'iniquità che genera violenza (59-60).

Papa Francesco rivendica per i cristiani e la Chiesa il diritto di dire il loro parere sui problemi della società, contro la “cultura della secolarizzazione” che marginalizza la religione dalla società. Scrive (n. 183): «Nessuno può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale nazionale, senza preoccuparsi per la salute delle istituzioni della società civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini. Una fede autentica, che non è mai comoda e individualista implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra».

Quindi Francesco afferma (n.186): «Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri», collaborando (n. 188) «per risolvere le cause strutturali della povertà e per promuovere lo sviluppo integrale dei poveri… e per creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all'appropriazione dei beni da parte di alcuni». E cita Paolo VI (Octogesima adveniens, 189): «I più favoriti devono rinunziare ad alcuni dei loro diritti per mettere con maggiore liberalità i loro beni a servizio degli altri».

L’azione del cristiano in favore dei poveri deve sempre ispirarsi al Vangelo e Papa Francesco rilegge i passi del Nuovo Testamento che riguardano il grido dei poveri, la predilezione di Dio per i poveri, il dovere del seguace di Cristo di aiutare i poveri e la misericordia di Dio per chi non è avaro di quello che ha e ne fa parte a chi ha meno di lui. Parla spesso dei poveri, degli ultimi, dei marginali, di andare alle periferie dell’umanità, dell’opzione preferenziale per i poveri, ma da non intendere in senso politico-partitico, perché sarebbe travisare quel che dice e fa Papa Francesco.

Per lui i poveri sono gli ultimi, i marginali della società, ma anche gli ammalati, le persone isolate, i carcerati; e i lontani da Cristo e dalla Chiesa. Nella Eg, condannata «la nuova idolatria del denaro», scrive: (n. 58): «Il Papa ama tutti, ricchi e poveri, ma ha l’obbligo, in nome di Cristo, di ricordare che i ricchi debbono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli. Vi esorto alla solidarietà disinteressata e ad un ritorno dell’economia e della finanza ad un’etica in favore dell’uomo».

A quarant'anni di distanza, è interessante rileggere quel che diceva Paolo VI del socialismo e dell’adesione dei cristiani a movimenti e partiti socialisti. Nella Lettera apostolica Octogesima adveniens (14 maggio 1971), contestata perché “poco coraggiosa” e poco “profetica”, Paolo VI scriveva:

«N. 26 – Il cristiano che vuol vivere la sua fede in un’azione politica intesa come servizio, non può, senza contraddirsi, dare la propria adesione a sistemi ideologici che si oppongono radicalmente o su punti sostanziali alla sua fede… all'ideologia marxista, al suo materialismo ateo, alla sua dialettica di violenza, al modo con cui essa riassorbe la libertà individuale nella collettività, nega ogni trascendenza all'uomo e alla sua storia personale e collettiva».

«N. 28 – Il pericolo sarebbe di aderire formalmente ad una ideologia che non ha alla base una dottrina vera e organica, di rifugiarvisi come in una spiegazione ultima e sufficiente, costruendosi così un nuovo idolo, di cui si accetta, talora senza prenderne coscienza, il carattere totalitario e coercitivo. Si pensa di trovare così una giustificazione alla propria azione anche violenta, un adeguamento ad un desiderio anche generoso di servizio. Questo desiderio resta, ma si lascia assorbire da un’ideologia la quale, anche se propone certe vie di liberazione per l’uomo, finisce in ultima analisi per asservirlo».

«N. 31 – Ci sono dei cristiani che si lasciano attirare dalle correnti socialiste nelle loro diverse evoluzioni. Essi cercano di riconoscervi talune delle aspirazioni che portano in se stessi in nome della loro fede, si sentono inseriti in questo flusso storico e vogliono svolgervi un’azione. Ora, secondo i continenti e le culture, questa corrente storica assume forme diverse sotto uno stesso vocabolo, anche se esso è stato e resta, in molti casi, ispirato da ideologie incompatibili con la fede. Un attento discernimento si impone. Troppo spesso i cristiani, attratti dal socialismo, tendono ad idealizzarne in termini assai generici: volontà di giustizia, di solidarietà e di uguaglianza. Essi rifiutano di riconoscere le costrizioni dei movimenti storici socialisti, che rimangono condizionati dalle loro ideologie di origine».

Fonte:
http://www.tempi.it/cosa-dice-la-chiesa-sui-partiti-socialisti-anche-europei-promemoria-per-i-cattolici-del-pd#.UxhPW_l5Oht

Commento 

Vedere e udire l'impegno del nostro Santo Padre contro gli squilibri e il disordine imperante nel mondo riempie i nostri cuori di gioia. Eppure molti di noi restano sordi a questo richiamo, pensando che l'unico sistema possibile sia quel sistema sincretico di pseudocristianesimo e comunismo,  continuando stupidamente e ingenuamente a credere che Marx sia la continuazione di Cristo.

Mi rivolgo a questi ultimi: Quanto volte dovrà esservi ripetuto che non è così? Perché non volete capire?
Badate bene: io non ignoro certamente il contesto in cui siamo stati cresciuti e nella mia esperienza molte persone, che si definivano cattoliche, hanno cercato di trasmettermi certi valori cristiani nell'apparenza, marxisti nella sostanza; so bene che è difficile dopo anni, in cui si è stati educati soltanto in quel modo capire l'errore. Nessuno e nemmeno io afferma che è facile.

Non si può fare i cattolici soltanto quando si è nei luoghi di culto. La benevolenza di concedere cose contrarie alla propria fede è sbagliato ed è peccato, poiché si mette l'altro nella condizione di essere nel peccato.

Non possiamo seguire gli insegnamenti di chi vuole distruggere la cristianità, soltanto perché ci sembrano cose belle, oppure perché si spera vanamente che nel compiacere certe persone, esse possano redimersi, perché non lo faranno.

Ora un giorno Gesù disse ai suoi discepoli: “Vedete di guardarvi dal lievito dei Farisei e dei Sadducei. Ed essi ragionavano fra loro e dicevano: Egli è perché non abbiamo preso dei pani. Ma Gesù accortesene disse: O gente di poca fede, perché ragionate fra voi del non avere dei pani? ... Come mai non capite che non è di pani ch'io vi parlavo? Ma guardatevi dal lievito dei Farisei e dei Sadducei. Allora intesero che non aveva loro detto di guardarsi dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei Farisei e dei Saddu­cei” (Matteo 16:6-8, 11-12).

Chi ha orecchie per intendere intenda!

Riccardo ing.








martedì 11 marzo 2014

Il diritto di essere ancora di destra

Ma cosa dovrebbero fare quelli di destra, legarsi una pietra al collo e buttarsi a mare?

di Marcello Veneziani - Dom, 09/03/2014

Ma cosa dovrebbero fare quelli di destra, legarsi una pietra al collo e buttarsi a mare? Ingrillirsi, impadanirsi, irrenzirsi, neoberlusconizzarsi? Dovrebbero suicidarsi per seguire anche nella sventura il loro leader, muoia la destra con tutti i finistei?

Non voglio far polemiche né coi fratellini d'Italia né col fiuggi fiuggi dalla destra. E nemmeno mettermi a dire che così si fa il gioco di qualcuno; ormai i giochi sono finiti e l'età dei giochi pure. Mi limito a dire che la scelta è tra il nulla e chi invece pensa che sia meglio qualcosa piuttosto che il nulla. Meglio il nulla meno meno che il nulla e nulla più. Poi si può essere severi, e giustamente, sulle scelte e sulle stature, sugli errori commessi al potere e rivendicati pure oggi, sulla paura di scommettere tutto sul formare una nuova destra di domani.

Ma non si può chiedere a quelli di destra l'eutanasia collettiva per espiare, facendo sparire del tutto i temi della sovranità nazionale e della tradizione.

Su Fini mi limito a una diagnosi asettica del suo errore politico: dichiarò guerra nello stesso tempo alla sua destra in tutte le sue anime e a Berlusconi che l'aveva portato a Palazzo. Pensò di disfarsi della prima e sfasciare il secondo. Avrebbe potuto fare una delle due cose, ma mai aprire due fronti insieme.

Fu questa la sua presunzione, che bastasse lui, perché pensava che Berlusconi sarebbe finito e che lui, Fini, da solo valesse più della sua destra, di cui si riteneva prigioniero politico. Ma erano i suoi polmoni e non le sue catene.

Commento

Cari amici. Mi piacerebbe tanto che questo diritto potesse valere per quelle persone di sinistra che non ritengano, tanto per citare Costanzo Preve, che l'essere di sinistra significhi per forza di cose:

  • Essere antifascisti in assenza totale di fascismo
  • Essere a favore senza se e senza ma per i matrimoni gay, le adozioni gay, l'aborto
  • Essere per forza di cose femministi (mentalmente castrati)
  • Essere multiculturalisti e/o terzomondisti (senza porsi domande sulle cause prime dei problemi)
  • Essere anticristiani e al tempo stesso a favore di tutte le altre religioni
  • Essere o fare tante altre boiate o aberrazioni simili
Insomma per quelle persone che ancora non si sono riciclate come liberal-progressisti e che non sono diventati come quei marxisti, mercenari di quel gigantesco tritacarne che prende il nome di ultra-liberismo globalista.
Uno di essi oltre al già citato Costanzo Preve, è un mio coetaneo: il professor Diego Fusaro.

Ho la speranza, forse l'illusione, di credere che possano esistere ancora molte persone di sinistra che non rappresentino quel mondo, ma soprattutto spero che riprendano il coraggio di parlare nonostante il timore di subire l'ostracismo culturale da parte degli aderenti a questa intellighenzia di Sinistra da salotto, come già avvenuto per le persone sopracitate.
Siate coraggiosi! Non fatevi zittire!

Riccardo Ing