Ora sappiamo : nello Stato ebraico vi è compassione e sentimenti umani solo per gli ebrei, diritti unicamente per il Popolo eletto. Lo Stato ebraico è solo per gli ebrei.
I giovani dello Stato ebraico attaccano dei palestinesi nelle strade di Gerusalemme, esattamente come i giovani dei gentili (Goyim) attaccavano gli ebrei nelle strade d’Europa. Gli israeliani dello Stato ebraico si scatenano sui social network spargendo odio e desiderio di vendetta di una vastità diabolica senza precedenti. Sono i figli della generazione nazionalista e razzista, la discendenza di Netanyahou. Da cinque anni hanno sentito unicamente incitamento, dichiarazioni allarmistiche e supremazia sugli arabi da parte del vero istruttore di questa generazione : il primo ministro Benjamin Netanyahou. Non una sola parola di umanità, di compassione o di trattamento alla pari. Sono cresciuti nel contesto della provocante rivendicazione del riconoscimento di Israele come “Stato ebraico” e ne hanno tirato le conclusioni.
La massa ha interiorizzato il vero significato : uno Stato ebraico è uno Stato nel quale vi è posto solo per gli ebrei. La sorte degli africani è di essere spediti al centro di detenzione di Holot nel Neguev e quella dei palestinesi è di subire i pogrom. In uno Stato ebraico la presidente dell’Assemblea della Knesset, Ruth Calderon, taglia la parola al deputato arabo Ahmed Tibi appena tornato, sconvolto, dalla visita alla famiglia di Shoafat, il giovane arabo che è stato massacrato, e gli fa una cinica predica sul fatto che deve anche parlare dei tre giovani ebrei uccisi (allorchè Tibi lo aveva appena fatto).
Nello Stato ebraico la Corte suprema autorizza la demolizione della casa di un uomo sospettato di omicidio ancor prima che venga condannato. Lo Stato promulga leggi razziste e nazionaliste e i suoi media si lamentano dell’omicidio di tre giovani studenti e praticamente ignorano la sorte di molti giovani palestinesi della stessa età, uccisi dai tiri dell’esercito israeliano negli ultimi mesi, in genere senza motivo. Nessuno viene punito per i suoi atti – c’è una legge per gli ebrei e una per gli arabi, la cui vita vale poco. Nessun rispetto del diritto internazionale o delle convenzioni internazionali. Nello Stato ebraico vi è compassione e sentimenti umani solo per gli ebrei, diritti unicamente per il Popolo eletto. Lo Stato ebraico è solo per gli ebrei .
La nuova generazione è pericolosa, per sè stessa e per chi sta attorno. Netanyahou è il suo ministro dell’educazione; i media militaristi e nazionalisti fanno ufficio di poema pedagogico. Nello Stato ebraico non resta niente dell’ingiunzione biblica secondo cui si deve essere giusti con la minoranza o con lo straniero. Non vi sono più gli ebrei che avevano manifestato con Martin Luther King o fatto la prigione con Nelson Mandela. Lo Stato ebraico, che Israele vuole assolutamente far riconoscere ai palestinesi, innanzitutto deve riconoscere sè stesso. Al termine della giornata, dopo una settimana terribile, sembra che questo Stato sia uno Stato razzista, nazionalista , concepito unicamente per gli ebrei.
Fonte:
http://www.lintellettualedissidente.it/il-nostro-miserabile-stato-ebraico-gideon-levy/
Commento
Cari amici. Davvero secondo questo Mondo Occidentale Globalizzato e secondo chi lo comanda la vita di 1 ragazzo ebreo vale più di 201 vite di palestinesi (bambini compresi)? Se la matematica non è un opinione, parrebbe di sì visto che sulla base di quanto riporta oggi l'ANSA, solo salite a 605 le vittime delle incursioni israeliane = 605 / 3 = circa 201.
Mi chiedo quanto durerà ancora questo "il credito dell'Olocausto" che l'elìte ebraica mondiale vanta nei confronti dell'umanità, ma stando a quanto vedo sembra quasi che esso sia illimitato.
Con esso Israele e i suoi sostenitori possono fare e pretendere qualsiasi cosa immuni da qualsiasi critica o giudizio, la pena a chi non onora questo "debito" è l'ostracismo culturale, politico e sociale, e taluni casi, anche qualcosa di più.
Eppure, per parafrasare Giovanni Falconi a quando parlava di mafia, io dico che: "Il Sionismo non è un fenomeno divino ma un fenomeno umano, e per quanto possa essere durato nella sostanza quasi 2000, come tutti i fenomeni umani ha avuto un inizio e avrà anche una fine."
Preghiamo il Signore per le vittime di questi giorni a Gaza.
Preghiamo cari amici affinché il SIgnore ci aiuti per arrivare a vedere il giorno della fine del Sionismo e l'inizio di qualcosa di migliore.
Riccardo Ing
Notizie, fatti, pensieri e opinioni di uno che pensa che in questo mondo valga ancora la pena essere: Cattolico Tradizionalista e di Destra.
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martedì 22 luglio 2014
lunedì 14 luglio 2014
Come si risponde al 14 luglio?
Massimo Viglione 14-Luglio-2013 |
Oggi la Francia di Hollande commemora la sua “festa nazionale”. Chi non è più giovanissimo, ricorderà bene i festeggiamenti per il bicentenario della Rivoluzione Francese. C’era ancora Mitterand, e fu uno sproloquio continuo (e non solo in Francia, anche all’estero, e in primis in Italia, ovviamente) di diritti dell’uomo, liberté, egalité, fraternité, république, laïcité, e tutto il solito trito e ritrito vocabolario rivoluzionario. Ma era ormai un Mitterand un po’ “spompato”… inoltre si stavano per vivere i giorni convulsi del crollo del comunismo, il declino inaspettato del “sol dell’avvenire”, mentre negli USA Bush padre proseguiva a suo modo la politica di Reagan e in Gran Bretagna dominava ancora la Thatcher. Così, in fin dei conti, il bicentenario fu al dunque meno caloroso e vissuto di quello che ci si sarebbe potuto aspettare.
Non solo: il mondo stava per cambiare, ma non si capiva ancora come: di quali diritti ci si doveva vantare ora? Quelli degli operai non erano più di moda. La droga ormai non poteva ingannare più nessuno. L’aborto era conquistato. Al contrario, quelle che sarebbero state le bandiere del neo-illuminismo degli anni 90 e inizio millennio, ancora non sventolavano, almeno non nel grande pubblico e nei media, come oggi accade: l'immigrazionismo era solo agli inizi, l'omosessualismo un vago concetto; e in quanto all'animalismo, alla bestialità, alla pedofilia e all'incesto, era troppo presto.
Ma, dopo quasi un quarto di secolo, tutto è cambiato. L’immigrazionismo è ormai acquisito, come lo era l’aborto nel 1989; l’omosessualismo non è più novità avanguardista, bensì vero e proprio campo di battaglia quotidiano; bestialità, pedofilia, incesto, sono i nuovi diritti del neoilluminismo, di cui la UE è il contenitore per eccellenza, e di cui oggi, la Francia, è più che mai portavoce, come 24 anni fa, come 224 anni fa.
Hollande, sebbene non abbia affatto il suo carisma, è molto peggio di Mitterand, sia personalmente (Mitterand era uno scaltro più che un ideologo) che ideologicamente: il suo è il governo che ha ricominciato a mettere in galera cittadini con pieni diritti civili per la sola esposizione di idee politiche avverse al regime (il giovane Nicolas è stato imprigionato per avere indossato una maglietta prolife); è il governo che costringe un sindaco alle dimissioni per essersi rifiutato di celebrare un “matrimonio” omosessuale (e speriamo che non finisca in galera anche lui); è il governo che ha ricominciato, tramite un suo ministro, a dichiarare che il male supremo dell’umanità è il Cristianesimo, con il quale non può esservi vera libertà, mentre è tempo di ripristinare il culto dell’Ente supremo; è il governo che ha appena dichiarato essere reato citare la parola “razza”…
Ho usato il termine “ricominciato” non casualmente. Quanto sta accadendo è tutto un “déjà vu”. Già visto, 220 anni or sono. Perfino la terminologia è la stessa: “ente supremo”, cristianesimo come “male supremo dell’umanità”, ecc. Identico è il meccanismo giuridico con cui si eliminano i “nemici del progresso”: quello dei diritti dell’uomo, la più grande trappola inventata dalla Rivoluzione anticristiana e antinaturale, in quanto ammantata dello zucchero al veleno dell’ambiguità dell’espressione. Contestare l’omosessualismo oggi, come la bestialità, la pedofilia “pacifica” o l’incesto domani, vuol dire ledere i diritti altrui. Poco importa che anche la contestazione è un diritto: questo vale solo quando a contestare sono i nemici del Cristianesimo, non i cristiani. Perché la dottrina illuministica dei diritti dell’Uomo si è alla fine sempre rivelata come il trionfo della legge del più forte. Del diritto del più forte. Di colui che sa fare le rivoluzioni, non le chiacchiere buoniste e tolleranti.
La Francia del 14 luglio del 2013 è la stessa Francia del 14 luglio del 1789, o del 1793. Non c’è da illudersi: troveranno una nuova ghigliottina per eliminare tutti i nemici del progresso, i “nemici della Rivoluzione”, i “controrivoluzionari”. E lo faranno tramite la magistratura, esattamente come avvenne nel 1793, con la “legge sui sospetti” e l’istituzione del “tribunale rivoluzionario”, gli strumenti utilizzati dal giacobinismo e dal suo uomo forte per imporre alla Francia il più terribile totalitarismo e terrorismo fino ad allora mai visto, che ha procurato la guerra civile al Paese, la fine della vera libertà e 500.000 morti, di cui 300.000 nella sola regione della Vandea, e quindi anche il primo genocidio della storia umana.
Possiamo dire che oggi veramente la Francia festeggia il suo 14 luglio, forse come mai lo aveva festeggiato in precedenza. È la Francia figlia di Voltaire, dell’Éncyclopedie, di Rousseau, Diderot, d’Alambert, La Mettrie, Condillac, Helvetius, ecc. La Francia figlia di Marat, Desmoulins, Danton, Robespierre, Saint-Just e tutto il resto. È la Francia della ghigliottina, che taglia la gola a chi dissente, a chi obbietta (che sia sindaco, medico, infermiere, prete, ecc.), a chi non si adegua. E che sta cercando il suo Napoleone per imporre la sua nuova rivoluzione, in tutta Europa, e in primis in Italia.
Con una grande differenza però: due secoli or sono, Napoleone incontrò la resistenza invalicabile anzitutto della Chiesa, quindi di tutti gli Stati monarchici e cristiani europei, e soprattutto quella delle popolazioni, che insorsero in armi contro i suoi eserciti e le loro idee sovversive, e anzitutto e soprattutto in Italia (gli insorgenti); oggi, non vi sono più monarchie cristiane pronte a difendersi, ma vi è l’Unione Europea, che avalla e aggrava quanto avviene in Francia in ogni modo possibile; non vi sono più insorgenti, e tanto meno ecclesiastici pronti a alla resistenza in nome della Fede e del diritto naturale, pronti a rischiare tutto e a mettersi alla guida delle popolazioni per difendere i diritti di Dio anziché quelli degli uomini; oggi non v’è più nessuno, in nessun campo, pronto alla resistenza.
Oggi vi sono solo uomini e donne semplici, ma di fede, sparsi ovunque, disorganizzati, quasi sempre ostacolati dai loro stessi preti e parroci, dai loro stessi movimenti, giornali, intellettuali, cattolici; eppure, pronti alla lotta. Sono un po’ ovunque, ma direi specialmente in Italia e nella stessa Francia, oggi come allora: Insorgenza e Vandea.
Questi devono essere i giorni di una nuova Vandea e di una nuova Insorgenza cattolica: non armate o violente, ma ancor più ferme e decise nella difesa della civiltà. Non più guidate da ecclesiastici – quasi sempre in tutt'altre faccende affaccendati o rintanati tremebondi nelle loro stanze, quando non complici del neo-illuminismo – o da aristocratici uccisi nella loro dignità dalla “moda” e dalla bella vita, ma partecipate da decine di migliaia, forse centinaia di migliaia di cattolici laici (compresi alcuni aristocratici degni della loro nascita e della loro stirpe, che pur non mancano) e anche da quei pochi ecclesiastici che non vengono meno al loro dovere di stato e al loro ruolo di guide, i quali, tutti insieme, dovranno – ora, non domani – lottare in difesa della civiltà cristiana, della Chiesa, del diritto naturale (l’unico diritto esistente e cogente moralmente), della famiglia naturale (l’unica famiglia possibile) e della libertà di ogni uomo.
La scelta che si impone è tra il 14 luglio e la Contro-rivoluzione; tra la ghigliottina e il Terrore totalitario da un lato, e la libertà e la natura dall'altro, tra l’Ente supremo e la Ss.ma Trinità, tra la società dei diritti dell'omosessualismo, animalismo, bestialità, pedofilismo, incesto da un lato e la società del trionfo del Cuore Immacolato di Maria dall'altro; tra il trionfo del piano massonico di rovesciamento mondiale del bene a danno definitivo di ogni uomo in nome dei diritti dell’uomo e il trionfo della Regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, unico vero difensore di ogni sua creatura, non per presunti diritti , ma in nome di un'infinita carità.
Vivere nel mondo del 14 luglio è ben peggio che finire in bocca ai leoni o sotto una ghigliottina. Tutti i santi, martiri ed eroi della nostra fede ce lo insegnano: seppero dare la loro vita per non accettare molto ma molto meno di quanto la Rivoluzione prospetta oggi.
Oggi più che mai sono i giorni della scelta. E dell’azione. Un’azione pacifica e legale, ma costante e crescente, che coinvolga la forza e l’impegno di tutti gli uomini di buona volontà. Come seppero fare 220 anni fa i cattolici della Vandea e gli insorgenti nostri antenati.
Prepariamoci spiritualmente, moralmente, intellettualmente e concretamente. L’azione, poi, con l’aiuto della Vergine Maria e di San Michele Arcangelo, verrà e sarà dirompente, se sapremo rispondere con coraggio alla Grazia.
Fonte
http://www.ilgiudiziocattolico.com/1/204/come-si-risponde-al-14-luglio.html
Commento:
Meglio una minaccia per voi, nemici della Chiesa, adesso che la perdizione domani.
Quindi io vi dico:
State abusando della nostra pazienza da più di 2 secoli!
http://www.ilgiudiziocattolico.com/1/204/come-si-risponde-al-14-luglio.html
Commento:
Meglio una minaccia per voi, nemici della Chiesa, adesso che la perdizione domani.
Quindi io vi dico:
State abusando della nostra pazienza da più di 2 secoli!
giovedì 10 luglio 2014
Samurai, milizia di Dio: La questione giapponese
Tratto dall'articolo "La questione giapponese"
In pochi sono a conoscenza dei valorosi samurai cristiani che, sebbene non siano stati dichiarati santi, hanno profondamente segnato la storia del paese del sol levante – da notare: il 24 novembre del 2008 la Chiesa Cattolica ha riconosciuto come martiri e beati 188 di questi guerrieri.
Può sembrare strano il considerare questi samurai – i quali spesso inondando la nostra televisione e schermi cinematografici – come modelli di vita cristiana, eppure non ebbero nulla da invidiare ai più rinomati santi occidentali.
L’evento cruciale è da rintracciarsi a cavallo tra il 1500 ed il 1600: dopo decenni di numerose conversioni dovute all'incessante lavoro dei missionari, il “signore della guerra” Toyotomi Hideyoshi (1536-1598), divenuto imperatore del Giappone, decise di punire con la morte qualsiasi persona che avesse voluto abbracciare la nuova fede.
Il suo successore, Tokugawa Ieyasu (1543 – 1616) si dimostrò ugualmente contrario ad ogni devozione cristiana.
Uno dei martiri dell’epoca fu Zaisho Shichiemon (XVII secolo): accettò il battesimo, nonostante l’espresso divieto del suo maestro. Quando quest’ultimo gli ricordò che tale sfida poteva essere punita con la morte, egli rispose: “Lo so, ma ho capito che la salvezza sta nella dottrina di Gesù, e nessuno mi può separare da Lui“.
Quattro mesi più tardi gli fu nuovamente ordinato di rinunciare alla sua fede. Zaisho rispose: “Vorrei obbedire a qualsiasi altra disposizione, ma non posso accettare un ordine che si opponga alla mia salvezza eterna“. Fu giustiziato poco dopo nella strada adiacente l’ingresso della sua casa.
Uguale sorte toccò a Yukinaga Konishi (1555 – 1600), il quale fu decapitato in quanto cristiano e per essersi rifiutato di morire secondo la tradizione locale ovvero tramite suicidio, il seppuku (切腹).
Alcuni fedeli furono costretti a lasciare il suolo nipponico: tra di essi vi era il coraggioso Dom Justo Takayama (1552 – 1615) il quale aveva apertamente sfidato l’editto di Hideyoshi, perdendo di conseguenza tutti i suoi averi. Riuscì ad evitare la pena capitale grazie alla rispettabilità che godeva tra i nobili del tempo, tuttavia fu espulso nel 1614 dal nuovo sovrano Tokugawa Ieyasu. Il processo per la canonizzazione di Takayama è tutt’ora in corso, ma si crede che l’elevazione a santo possa avvenire già nel 2015.
Le persecuzioni contro i cristiani furono sempre più aspre: l’esercito imperiale non esitava ad utilizzare persino Miyamoto Musashi, considerato il più grande spadaccino della storia, al fine d’uccidere alcuni semplici contadini.
L’escalation delle violenze ebbe il suo culmine nel 1637 con la rivolta di Shimabara, dove 25,000 uomini di fede cristiana guidati dal rōnin di appena 16 anni Amakusa Shirō Tokisada (1621 – 1638) fronteggiarono 125,000 soldati dello shogunato: 37,000 persone tra ribelli e simpatizzanti vennero decapitati dopo un’eroica resistenza e le leggi contro il Cristianesimo divennero ancor più crudeli.
Solo nel 1850, a seguito dell’apertura del paese al mondo occidentale, i cristiani poterono ricominciare a professare la propria fede pubblicamente.
Commento
Cari amici. Forse a causa di un certo pacifismo, tutt'altro che cristiano, imperante anche nella Chiesa si tende a stigmatizzare ogni qual forma di tradizione militare incluse quelle che abbiano legami con la cristianità quasi fossero residui ancestrali legati ad un passato di cui costantemente noi cattolici dobbiamo costantemente fare mea culpa, con gioia infinita degli esponenti della cultura laicista anticattolica come Eugenio Scalfari e Corrado Augias.
Tutto coerente mi verrebbe da pensare. Quando gli oppressi, inutile negare che oggi siamo noi cristiani, quale sistema migliore di delegittimarli e di zittirli se non quello accusarli di essere violenti, magari ricordando a loro e a tutti le crociate, ingiuste non in quanto alle ragioni ma in quanto alla loro natura di "guerre"?
E' davvero un sistema efficace ed efficiente! Sì inventa una pseudo dottrina di non violenza prendendo qua è là passi delle sacre scritture, mescolando con essi concetti progressisti di pacifismo e infine gli si appiccica il marchio "Cattolico" e la si sventola davanti ai Cattolici che non accettano certe cose (tra cui rinunciare alla testimonianza) dicendo loro: "Voi siete cattolici, sta scritto che dovete solo subire!"..... Magari le stesse persone il giorno dopo, come sta avvenendo in questi giorni (Vedi qui) approvano (quando non si voltano dall'altra parte per non vedere) i bombardamenti Israeliani contro i palestinesi gente quasi inerme che non ha ne una marina militare, ne aviazione ne tanto meno un valido esercito che possa dirsi tale.
Eppure «Se non c’è battaglia non c’è cristianesimo» così si espresse il nostro Papa emerito Benedetto XVI.
Badate non divengano, questo articolo e il mio commento, degli elogi alla violenza!
Auspico invece che diventi motivo di orgoglio per quanti come me amano la propria storia e magari praticano qualche disciplina marziale proveniente da quel lontano paese che è il Giappone!
"Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra: sono venuto a portare non pace, ma spada!" (Matteo 10,34)
Tutto coerente mi verrebbe da pensare. Quando gli oppressi, inutile negare che oggi siamo noi cristiani, quale sistema migliore di delegittimarli e di zittirli se non quello accusarli di essere violenti, magari ricordando a loro e a tutti le crociate, ingiuste non in quanto alle ragioni ma in quanto alla loro natura di "guerre"?
E' davvero un sistema efficace ed efficiente! Sì inventa una pseudo dottrina di non violenza prendendo qua è là passi delle sacre scritture, mescolando con essi concetti progressisti di pacifismo e infine gli si appiccica il marchio "Cattolico" e la si sventola davanti ai Cattolici che non accettano certe cose (tra cui rinunciare alla testimonianza) dicendo loro: "Voi siete cattolici, sta scritto che dovete solo subire!"..... Magari le stesse persone il giorno dopo, come sta avvenendo in questi giorni (Vedi qui) approvano (quando non si voltano dall'altra parte per non vedere) i bombardamenti Israeliani contro i palestinesi gente quasi inerme che non ha ne una marina militare, ne aviazione ne tanto meno un valido esercito che possa dirsi tale.
Eppure «Se non c’è battaglia non c’è cristianesimo» così si espresse il nostro Papa emerito Benedetto XVI.
Badate non divengano, questo articolo e il mio commento, degli elogi alla violenza!
Auspico invece che diventi motivo di orgoglio per quanti come me amano la propria storia e magari praticano qualche disciplina marziale proveniente da quel lontano paese che è il Giappone!
"Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra: sono venuto a portare non pace, ma spada!" (Matteo 10,34)
Egli ci da la pace, la vera pace, non come la dà il Mondo lui la dà a noi ma come la dà Dio
E' proprio vero che come scrisse Soloviev: L'Anticristo un sarà 'convinto spiritualista', un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano osservante, un animalista determinato e attivo”.
Riccardo Ing
PS:
In merito alle vicende dei cattolici e in particolare ai samurai Cattolici esistono storie e racconti che pochissimi conoscono ed essi riguardano i mandanti e gli artefici delle carneficine che martirizzarono questi guerrieri.
Essi, i mandanti, gli assassini, a differenza della popolazione non hanno mai accettato questi gaijin, la loro religione predicata e il semplice fatto che molti giapponesi, tra cui diversi samurai, per molte affinità e punti di contatto con il bushido potessero farla propria, scalzando il vecchio credo e alcune pratiche "nascoste" ad esso correlate.
Loro sono chiamati anche gli ashura, i DEMONI. Sono definiti così poiché affrontare uno solo di loro non è come affrontare un semplice essere umano.
Non sono essere umani poiché sono come demoni che colpiscono dalle tenebre.
E' proprio vero che come scrisse Soloviev: L'Anticristo un sarà 'convinto spiritualista', un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano osservante, un animalista determinato e attivo”.
Riccardo Ing
PS:
In merito alle vicende dei cattolici e in particolare ai samurai Cattolici esistono storie e racconti che pochissimi conoscono ed essi riguardano i mandanti e gli artefici delle carneficine che martirizzarono questi guerrieri.
Essi, i mandanti, gli assassini, a differenza della popolazione non hanno mai accettato questi gaijin, la loro religione predicata e il semplice fatto che molti giapponesi, tra cui diversi samurai, per molte affinità e punti di contatto con il bushido potessero farla propria, scalzando il vecchio credo e alcune pratiche "nascoste" ad esso correlate.
Loro sono chiamati anche gli ashura, i DEMONI. Sono definiti così poiché affrontare uno solo di loro non è come affrontare un semplice essere umano.
Non sono essere umani poiché sono come demoni che colpiscono dalle tenebre.
mercoledì 2 luglio 2014
Preti pedofili, figli del 1968
di Massimo Introvigne
Gli Stati Uniti sono il Paese del mondo dove la Chiesa Cattolica è stata più colpita dalla tragedia dei preti pedofili. Sono anche il Paese dove questa tragedia è meglio conosciuta grazie alla storica decisione dei vescovi americani di affidare a uno dei più autorevoli istituti accademici di criminologia del mondo, il John Jay College della City University of New York, il maggiore studio sul tema mai realizzato su scala internazionale. La City University of New York non è un’università cattolica ed è anzi un tempio del «politicamente corretto». I vescovi americani – non da soli – hanno finanziato lo studio, ma non ne hanno in alcun modo influenzato i risultati. Il John Jay College ha prodotto un primo rapporto del 2004, che analizza in modo minuzioso statistiche riferite a cinquantadue anni, dal 1950 al 2002, un rapporto supplementare nel 2006 e ora un nuovo grande studio, datato maggio 2011, dal titolo «Le cause e il contesto dell’abuso sessuale dei minori da parte di preti cattolici negli Stati Uniti, 1950-2010».
Lo studio, come sempre accade in questi casi, va letto tutto, mentre già molte agenzie di stampa hanno battuto i loro comunicati dando rilievo soltanto a cinque righe – peraltro capite male – che sembrerebbero escludere ogni correlazione tra crisi dei preti pedofili e omosessualità. Lo scopo del rapporto del 2011 è quello – dopo avere presentato nel 2004 dati accurati per rispondere alla domanda su «quanti» preti hanno abusato di minori – di affrontare la questione, ancora più difficile, del «perché» lo hanno fatto.
Il nuovo studio inizia riepilogando e aggiornando i dati quantitativi, che a sette anni dal rapporto del 2004 – di cui si troverà una sintesi nel mio libro Preti pedofili (San Paolo, Cinisello Balsamo [Milano] 2010) – rimangono ancora poco conosciuti, specie in Italia. Lo studio del 2004 riferiva che nell’arco dei cinquantadue anni dal 1950 al 2002 4.392 sacerdoti americani su circa 109.000 che avevano esercitato il ministero, cioè il 4%, erano stati accusati di rapporti sessuali con minori. Accusati, naturalmente, non significa condannati: a una condanna penale si era arrivati in meno di metà dei casi, in qualche caso forse per l’abilità degli avvocati o la prescrizione ma in altri perché gli accusati erano effettivamente innocenti.
Il testo del 2011 insiste su un punto già sottolineato nel 2004: questi numeri non si riferiscono a «preti pedofili». Esiste una definizione medica della pedofilia, che si riferisce a rapporti con minori che non hanno raggiunto la pubertà. Ci viene ora ripetuto che l’80% delle vittime nelle accuse di abuso avevano superato la pubertà, e – dal momento che i veri pedofili tendono ad avere vittime multiple – a «meno del cinque per cento» (p. 3) dei preti accusati può essere imputato un comportamento «pedofilo». Se un sacerdote ha rapporti sessuali con una sedicenne – o con un sedicenne – si comporta certamente molto male, ma non si tratta di pedofilia.
Altri due dati quantitativi molto importanti sono richiamati dal rapporto. Il primo è che l’impressione che i media danno secondo cui i preti cattolici sono una categoria «a rischio» per quanto riguarda la pedofilia è falsa. Dopo avere osservato che nessun’altra istituzione ha aperto i suoi archivi e favorito ricerche così precise come quelle che negli Stati Uniti hanno interessato la Chiesa Cattolica, il rapporto passa in rassegna le comunità protestanti, i Testimoni di Geova, i mormoni, gli ebrei, e ancora le scuole pubbliche, le società sportive giovanili, i boy scout e conclude che – benché i dati limitati non permettano conclusioni certe – tutti gli elementi parziali che emergono sembrano indicare almeno che in tutti questi ambienti il rischio di abusi di minori non è più basso rispetto alle parrocchie e alle scuole cattoliche. Se poi si passa a un dato di carattere generale, si nota che negli Stati Uniti 246 minori ogni centomila sono vittima di abusi sessuali. Non è possibile sapere quanti minori «vengono in contatto» con preti cattolici, ma se prendiamo come riferimento i cresimati possiamo concludere che vittime di abusi in ambienti cattolici sono quindici minori ogni centomila. Detto in altre parole, le parrocchie e le scuole cattoliche purtroppo ospitano anche loro dei «pedofili» ma sono un ambiente sedici volte più sicuro rispetto alla società in genere.
Un altro dato, confermato dagli aggiornamenti 2003-2005 e ora 2006-2009 dei dati del rapporto del 2004, è che il numero di abusi di minori da parte di sacerdoti cattolici diminuisce di anno in anno in modo davvero molto significativo. Il primo grafico del rapporto (p. 8) mostra un picco all’inizio degli anni 1980 e una discesa che diventa rapidissima negli ultimi anni fino ad arrivare a livelli oggi perfino inferiori rispetto all’inizio degli anni 1950. Per capire perché non è questa l’impressione che ha l’opinione pubblica occorre consultare il secondo grafico (p. 9), il quale mostra che – mentre gli abusi diminuiscono – le notizie relative ad abusi aumentano e raggiungono la quota massima nel 2002, l’anno della devastante inchiesta del quotidiano Boston Globe che secondo il rapporto dà inizio alla fase più acuta della crisi. Si tratta sia di un maggiore interesse giornalistico, sia del fatto che i tribunali ricevono nuove denunce da parte di studi legali specializzati (e milionari) che riesumano casi, veri o presunti, di venti o trent’anni prima. «Nel 2002 – riferisce il rapporto, citando l’anno record – le denunce di abusi sono state fatte nella maggior parte dei casi da vittime adulte o dai loro avvocati da venti a quarant’anni dopo che l’abuso si era verificato».
Dunque, per quanto le denunce e le inchieste giornalistiche aumentino, i casi diminuiscono, il che dimostra che le misure di prevenzione adottate dopo l’arrivo a Roma del cardinale Ratzinger come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nel 1981, funzionano. Il rapporto le passa ampiamente in rassegna, dando atto dell’efficacia delle misure – che sarebbero state prese peraltro rispetto ai primi scandali con qualche ritardo, a proposito del quale il testo ricorda le critiche di alcuni sacerdoti statunitensi al beato Giovanni Paolo II (1920-2005) – e proponendo due critiche. La prima è che, se la maggioranza dei vescovi si è adeguata alle prescrizioni di Roma e della Conferenza Episcopale, ci sono stati alcuni vescovi «ritardatari» e «i media si sono spesso concentrati sui ritardatari, benché questi fossero soltanto una minoranza dei capi delle diocesi, perpetuando così l’immagine di vescovi che nel loro insieme non stavano rispondendo al problema dell’abuso sessuale dei minori» (p. 119). La seconda critica è che la Chiesa Cattolica, mentre si occupava energicamente del problema, non sempre comunicava in modo adeguato con l’esterno. Sì, «la Chiesa ha risposto alla crisi e, come risultato, si è verificato un sostanziale decremento nel numero dei casi di abuso sessuale» (p. 122). Ma non è sempre riuscita a farlo sapere all’opinione pubblica.
I dati quantitativi formano la base per impostare la risposta al quesito sul come sia stato possibile che un numero – più piccolo di quanto molti pensano, ma comunque non irrilevante – di sacerdoti cattolici statunitensi si sia reso colpevole di abusi sessuali di minori. Il rapporto esamina anzitutto la tesi più diffusa in quelli che chiama «media popolari» (p. 34), notando come sorprendentemente abbia ricevuto «sostegno da diversi commentatori più seri» (ibid.): quella che lega gli abusi sui minori al celibato. Ma, osserva lo studio, «è un’ovvia osservazione statistica che la maggioranza degli abusi sessuali su minori sono commessi da uomini che non sono celibatari» (p. 35): pastori protestanti, maestri di scuola, allenatori di squadre giovanili, e anche padri di famiglia che abusano dei figli ovviamente non hanno fatto promesse di celibato. A questo dato comune negli studi sociologici – ma che sembra tenacemente sfuggire alla stampa popolare e anche a qualche ecclesiastico – il rapporto aggiunge che il celibato tra i preti cattolici c’era negli anni 1950 e 1960, è rimasto negli anni 1970 e 1980, e c’è ancora oggi. Dal momento però che gli abusi su minori sono relativamente rari negli anni 1950 e 1960, esplodono negli anni 1970 e 1980, diminuiscono negli anni 1990 e diventano di nuovo rari negli anni 2000 ci dev’essere una variabile diversa dal celibato che spiega questo andamento.
Venendo all’unico punto del rapporto del 2011 che ha subito attirato l’attenzione della stampa internazionale, posto che la «colpa» non è del celibato, può darsi che sia della tolleranza dell’omosessualità nei seminari cattolici a partire da una certa data? Qui gli autori del rapporto si sono trovati in qualche difficoltà, perché contro il loro studio del 2004 – il quale documentava che l’ottanta per cento dei sacerdoti che abusano di minori hanno come vittime ragazzi e non ragazze – avevano protestato a gran voce le organizzazioni omosessuali. Questa volta confermano il dato – secondo cui l’80,3% degli abusi sono di natura omosessuale (p. 104) – ma invitano a distinguere fra identità e comportamento.
«Quello che non si capisce bene – scrivono – è che è possibile per una persona partecipare in un atto con una persona dello stesso sesso senza assumere o riconoscersi un’identità omosessuale. Più di tre quarti degli atti di abuso sessuale di giovani da parte di preti cattolici, come abbiamo mostrato nello studio del 2004, sono atti tra persone dello stesso sesso (preti che abusano di vittime di sesso maschile). Ma è possibile che, benché le vittime di questi preti siano state nella maggior parte dei casi maschi, così definendo gli atti come omosessuali, il sacerdote non abbia mai riconosciuto la sua identità come omosessuale» (p. 36). Quanto ai sacerdoti sia arrivati in seminario, sia usciti dai seminari come omosessuali – le due categorie non coincidono –, secondo il rapporto statisticamente «sono più a rischio [degli eterosessuali] di avere rapporti sessuali dopo l’ordinazione» (p. 62), ma nella maggior parte dei casi avranno rapporti con adulti e non con minori.
Dunque, nessuna marcia indietro rispetto al 2004. Quando il rapporto del 2011 afferma che «i dati clinici non sostengono la conclusione […] che l’identità omosessuale è legata all’abuso sessuale di minori» (p. 74), questa affermazione – che certo vuole anche gettare acqua sul fuoco rispetto alle critiche al rapporto precedente – si riferisce appunto all’identità, mentre il legame fra gli abusi e «atti» o «comportamenti» omosessuali è confermato, né – i numeri essendo quelli che sono – sarebbe stato possibile il contrario. Dove però il rapporto dice qualcosa di nuovo è quando nega che le subculture omosessuali che si sono sviluppate nei seminari negli anni 1980 – e sono state stroncate, almeno in parte, negli anni 2000 – abbiano a che fare con gli abusi di minori. Non che queste subculture non ci siano state: ma quando hanno raggiunto la loro più grande diffusione la maggior parte di sacerdoti responsabili di abusi era già stata ordinata. Le subculture omosessuali nei seminari e l’abuso di minori sono fenomeni paralleli, non successivi. L’uno non è causa dell’altro e devono piuttosto avere le stesse cause.
Quali cause? Fenomeni complessi non hanno mai una causa sola, insiste il rapporto. C’è stata una ridotta efficienza del diritto canonico, che non si aspettava una crisi di queste proporzioni. La controprova è che, migliorata la normativa canonica, gli abusi sono diminuiti. C’è stata una scarsa attenzione alla formazione del clero sui temi della sessualità, dell’amore e del matrimonio: è significativo che il rapporto citi al riguardo il Magistero del beato Giovanni Paolo II e colleghi i risultati ottenuti nella lotta agli abusi alla maggiore riflessione, ispirata appunto dal Magistero, sul corpo e la sessualità nei seminari, un tema caro anche a Benedetto XVI.
La singola causa principale è però per il rapporto la crisi morale generale che ha colpito gli Stati Uniti negli anni 1960, «the Sixties» in America e «il 1968» in Europa. La pillola anticoncezionale, la legalizzazione dell’aborto, la cultura consumistica hanno determinato un’autentica rivoluzione nel comportamento sessuale, con conseguenze precedentemente inimmaginabili in tutti i settori della società. Alcuni si sono spinti fino alla giustificazione teorica, o almeno alla ricerca di ampie scusanti, per i rapporti sessuali con i minori. Nella stessa Chiesa Cattolica tra i «postumi del Vaticano II» (p. 7) c’è la penetrazione all’interno del clero e dei seminari di una mentalità influenzata dalla rivoluzione sessuale, anche se questa rivoluzione riguarda la società nel suo insieme e non solo la Chiesa Cattolica.
Qui, senza mai citarla esplicitamente, il rapporto arriva alle stesse conclusioni della Lettera ai cattolici dell’Irlanda di Benedetto XVI, del 19 marzo 2010, che identificava nel «rapidissimo cambiamento sociale», nel venire meno della «tradizionale adesione del popolo agli insegnamenti e ai valori cattolici», e nel fatto che all’interno della Chiesa «il programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano Secondo fu a volte frainteso», il «contesto generale» all’interno del quale «dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema dell’abuso sessuale dei ragazzi».
Per quanto il rapporto del 2011 del John Jay College inserisca qualche clausola che omaggia lo stile politicamente corretto, e le obbligatorie critiche per i ritardi della Chiesa, i dati che offre confermano sia l’analisi di Benedetto XVI sia che le misure offerte dal Papa alla Chiesa vanno nella giusta direzione. Il rapporto, naturalmente, propone un’analisi che rimane nel mero ambito delle scienze umane e come tale non può tenere conto della dimensione ulteriore che il Papa non cessa di segnalare: la crisi, che è causa per Benedetto XVI di profondo dolore e vergogna e dove nessuna statistica può valere a scusare la gravissima responsabilità dei colpevoli, ha anzitutto cause spirituali, e deriva ultimamente dal venire meno della fede, della preghiera, della consapevolezza dell’altissima responsabilità del sacerdozio in contesti purtroppo più vasti di quello dei pochi preti davvero pedofili. Per quanto utili siano gli studi e i dati sociologici, anche i rimedi dovranno includere necessariamente una dimensione spirituale.
Fonte:
http://www.cesnur.org/2011/mi_ped.html
Commento
Cari amici. Contento, e non nascondo un certo orgoglio, di essere arrivato tramite i miei studi alle stesse conclusioni del Professor Introvigne, nel cercare di spiegare la realtà di questi riprovevoli fatti che hanno riguardato la Chiesa ancor più che in passato, ho voluto appunto enunciare quella che a grandi linee è stata l'evoluzione di alcune correnti di pensiero all'interno della Chiesa dopo il CV II°, una tra tutte l'antropocentrismo e gli effetti nefasti che esso ha avuto.
Purtroppo, un po' perché la gente anche cattolica tende a fidarsi di certi mezzi di comunicazione (specialmente di stampo anglosassone e non certo cattolici), un po' per lo spirito di ribellione post '68 che ha cambiato il nostro modo di pensare (volenti o no è innegabile), un po' per il secolarismo nelle sue varie forme, molti alzando il tono della voce mi dicono: "Tu difendi gli indifendibili!", "Sono tutti pedofili",.... il resto delle affermazione sono simili e spesso ripetitive.
Ogni cosa diviene spesso il nostro pretesto per agire senza freni e giustificare i nostri peccati!
Anche se a molti di voi posso sembrare un noioso, borioso vetero-cattolico sempre pronto a lamentarsi (forse è anche così), tuttavia anche in queste situazioni riesco a scorgere una scintilla di bene, ossia che nonostante tutto, in questo continuo attacco contro la Chiesa e i suoi ministri, persino da una grossa parte dei fedeli, vi è l'innato desiderio dell'uomo di avere dei riferimenti che non siano puramente umani ne di questo mondo ma che vadano oltre ad essi, ossia divini
Preghiamo il Signore perché renda questa luce ancor più brillante in questo notte di tenebre e smarrimento che avvolge l'umanità.
Preghiamolo perché renda vani i progetti dei superbi, trasformando il Male in Bene
Riccardo ing
http://www.cesnur.org/2011/mi_ped.html
Commento
Cari amici. Contento, e non nascondo un certo orgoglio, di essere arrivato tramite i miei studi alle stesse conclusioni del Professor Introvigne, nel cercare di spiegare la realtà di questi riprovevoli fatti che hanno riguardato la Chiesa ancor più che in passato, ho voluto appunto enunciare quella che a grandi linee è stata l'evoluzione di alcune correnti di pensiero all'interno della Chiesa dopo il CV II°, una tra tutte l'antropocentrismo e gli effetti nefasti che esso ha avuto.
Purtroppo, un po' perché la gente anche cattolica tende a fidarsi di certi mezzi di comunicazione (specialmente di stampo anglosassone e non certo cattolici), un po' per lo spirito di ribellione post '68 che ha cambiato il nostro modo di pensare (volenti o no è innegabile), un po' per il secolarismo nelle sue varie forme, molti alzando il tono della voce mi dicono: "Tu difendi gli indifendibili!", "Sono tutti pedofili",.... il resto delle affermazione sono simili e spesso ripetitive.
Ogni cosa diviene spesso il nostro pretesto per agire senza freni e giustificare i nostri peccati!
Anche se a molti di voi posso sembrare un noioso, borioso vetero-cattolico sempre pronto a lamentarsi (forse è anche così), tuttavia anche in queste situazioni riesco a scorgere una scintilla di bene, ossia che nonostante tutto, in questo continuo attacco contro la Chiesa e i suoi ministri, persino da una grossa parte dei fedeli, vi è l'innato desiderio dell'uomo di avere dei riferimenti che non siano puramente umani ne di questo mondo ma che vadano oltre ad essi, ossia divini
Preghiamo il Signore perché renda questa luce ancor più brillante in questo notte di tenebre e smarrimento che avvolge l'umanità.
Preghiamolo perché renda vani i progetti dei superbi, trasformando il Male in Bene
Riccardo ing
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